Ottantasette ore di osservazione dei rifiuti galleggianti nei mari italiani e 1.700 km di mare monitorati da Goletta Verde e Accademia del Leviatano.
Per sapere lo stato del Mar Mediterraneo basta leggere il rapporto Marine Litter sull’inquinamento dei mari italiani; stilato grazie all’importante aiuto della Goletta Verde di Legambiente che ha scandagliato circa 1.700 km di mare.
La situazione che viene fotografata da Legambiente, non è molto confortante, visto che per ogni chilometro quadrato di mare galleggiano fino a 27 rifiuti.
La maggior parte dei rifiuti è rappresentata dalla plastica, il 34% sono bottiglie di plastica e flaconi di detergenti, le buste di plastica sono il 29%, ma anche residui dell’attività di pesca e cassette. Presenti, tuttavia, anche pezzi di legno, resti di carta, e tanti altri materiali. Il team di osservatori a bordo di Goletta Verde ha incontrato in mare 1 rifiuto di plastica ogni 10 minuti.
Il mare italiano più inquinato? L’Adriatico (27 rifiuti per km quadrato); seguono il Tirreno (26 rifiuti per km quadrato) e lo Ionio Ionio (7 rifiuti per km quadrato).
Le tratte più “dense” di rifiuti sono la costa di Castellammare di Stabia, dove si possono contare più di 150 rifiuti ogni kmq; più di 100 per chilometro quadrato i rifiuti davanti alla costa abruzzese di Giulianova e più di 30 tra Manfredonia e Termoli.
L’Italia non raggiunge i livelli dell’enorme isola di plastica del Pacifico, Pastic Vortex, ma la situazione è comunque preoccupante.
Il Consiglio generale della pesca nel Mediterraneo (FAO) afferma che oltre 6 milioni di tonnellate di materiali solidi e pericolosi di origine umana vengono scaricati ogni anno nei mari del mondo. Indiscutibili sono anche le ripercussioni che la discarica marina genera sull’ambiente, sull’economia e sulla fauna marina. Per citare solo un esempio, l’ingestione di rifiuti è tra le cause principali della morte delle tartarughe marine. Senza contare l’impatto delle microplastiche che, ingerite direttamente o involontariamente dalla fauna marina, entrano nella nostra catena alimentare.