I vaccini sono sempre sicuri?

di Maurizio Romani – 12/07/2017

Spesso si afferma che coloro che scelgono di non vaccinare i propri figli per motivi di coscienza mettono in pericolo il resto della popolazione, e questa è la ragione per porre fine alle esenzioni sui vaccini attualmente considerate dai legislatori a livello nazionale. Dovremmo essere consapevoli che la natura della protezione offerta da molti vaccini moderni – e che comprende la maggior parte dei vaccini raccomandati dal CDC per i bambini – non è coerente con una tale affermazione.

Non tutti i vaccini raccomandati possono impedire la trasmissione della malattia, o perché non sono progettati per prevenire la trasmissione di infezione (piuttosto, sono destinati a prevenire i sintomi della malattia) o perché sono progettati per malattie non trasmissibili. Le persone che non hanno ricevuto i vaccini menzionati di seguito non costituiscono minacce più alte per la popolazione in generale rispetto a coloro che hanno ricevuto la vaccinazione, implicando che la discriminazione nei confronti dei bambini non immunizzati in un ambiente pubblico scolastico potrebbe non essere giusta.[1]

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Il sen. Maurizio Romani 12/07/2017 sulla discussione al Senato del decreto “lorenzin”

IPV (vaccino in poliovirus inattivato) non può impedire la trasmissione del poliovirus. Il poliovirus selvaggio è stato inesistente negli USA per almeno due decenni. Anche se il poliovirus selvaggio dovesse essere reimportato in viaggio, il vaccino per la polio con IPV non può pregiudicare la sicurezza degli spazi pubblici.
L’eradicazione selvatica del poliovirus è attribuita all’uso di un vaccino diverso, OPV o vaccino per via orale del poliovirus. Nonostante sia in grado di prevenire la trasmissione selvatica di poliovirus, l’uso di OPV è stato gradualmente eliminato e sostituito con IPV a causa di problemi di sicurezza.

Il tetano non è una malattia contagiosa, bensì acquisita da ferite profonde di punture contaminate da spore di C. tetani. Quindi la vaccinazione per il tetano (tramite il vaccino combinato DTaP) non può alterare la sicurezza degli spazi pubblici. È destinato a rendere solo protezione personale.
Mentre inteso a prevenire gli effetti causati dalla malattia della tossina della difterite, il vaccino toxoide della difterite (incluso anche nel vaccino DTaP) non è stato progettato per prevenire la colonizzazione e la trasmissione di Corinebacterium diphtheriae. La vaccinazione per la difterite non può alterare la sicurezza degli spazi pubblici; è altresì previsto solo per la protezione personale.

Il vaccino pertussico acellulare (aP) (l’elemento finale del vaccino combinato DTaP), ora in uso, ha sostituito il vaccino della pertosse della cellula intera alla fine degli anni ’90. Un esperimento con l’infezione deliberata di pertosse nei primati ha rivelato che il vaccino aP non è in grado di prevenire la colonizzazione e la trasmissione di Bordetella Pertussis.
La pertosse è una malattia respiratoria altamente contagiosa causata dal patogeno batterico Bordetella pertussis. I tassi di pertosse negli Stati Uniti sono aumentati e hanno raggiunto i 42.000 casi nel 2012. Sebbene la rinascita della pertosse non sia completamente compresa, ipotizziamo che i vaccini pertussici acellulari correnti (aP) non riescono a prevenire la colonizzazione e la trasmissione.
Inoltre, la riunione dei consiglieri scientifici del CDC del 2013 ha rilevato ulteriori dati di allarme, tra i quali che le varianti di pertosse (PRN-negative strains) attualmente in circolazione negli Stati Uniti hanno acquisito un vantaggio selettivo per infettare. Il che significa che i soggetti che sono vaccinati hanno più probabilità di essere infetti e quindi contagiosi rispetto ai soggetti che non sono vaccinati.

Oltre a numerosi tipi di H. influenzae, il vaccino Hib copre solo il tipo b. Nonostante la sua sola intenzione di ridurre il trasporto Hib a livello sintomatico e asintomatico, l’introduzione del vaccino Hib ha inavvertitamente spostato la dominanza del ceppo verso altri tipi di H. influenzae (tipi da a a f). La popolazione generale è più vulnerabile alla malattia invasiva di quanto non fosse prima dell’inizio della campagna di vaccinazione Hib. La discriminazione contro i bambini che non sono vaccinati per  Hib non ha alcun senso scientifico nell’era della malattia di tipo H. influenzae.
Tra gli adulti dell’Utah nel decennio 1998-2008 l’incidenza di H. influenzae sembra essere in aumento. L’infezione invasiva da H. influenzava in modo sproporzionato gli anziani ed era associata ad un elevato tasso di mortalità.

L’epatite B è un virus ematico. Non si diffonde in un ambiente di comunità, specialmente tra i bambini che non sono impegnati a compiere comportamenti ad alto rischio, come la condivisione di aghi o il sesso. I bambini vaccinati per l’epatite B non possono alterare in modo significativo la sicurezza degli spazi pubblici. Inoltre, l’ammissione alla scuola non è proibita ai bambini portatori di epatite B cronica.
Vietare l’ammissione alla scuola a coloro che sono semplicemente non vaccinati – e nemmeno portatori di epatite B – costituirebbe una discriminazione irragionevole e illogica!

Morbillo
Cito dall’articolo di Poland & Jacobson (1994): Il mancato raggiungimento dell’obiettivo di eliminazione del morbillo: paradosso apparente delle infezioni da morbillo nelle persone immunizzate, Arch Intern Med 154: 1815-1820.
“Il paradosso apparente si verifica quando i tassi di immunizzazione del morbillo aumentano ad alti livelli in una popolazione e il morbillo diventa una malattia di persone immunizzate”.[2] Ulteriori ricerche hanno determinato che dietro il “paradosso del morbillo” c’è una frazione della popolazione chiamata basso responder di vaccino. I pazienti con bassa risposta sono coloro che rispondono male alla prima dose del vaccino contro il morbillo. Questi individui allora montano una debole risposta immunitaria alla successiva vaccinazione di richiamo e ritornano rapidamente alla piscina di “suscettibili” entro 2-5 anni, nonostante siano stati completamente vaccinati [3].
La re-vaccinazione non riesce a correggere una scarsa risposta: sembra essere un tratto immunogenetico. [4] Gli studi sull’epidemia di morbillo in Quebec, in Canada e in Cina attestano che persistono focolai di morbillo anche quando la conformità alle vaccinazioni è nella massima clausola (95-97% o persino 99%).
Ciò è dovuto al fatto che anche nei pazienti con risposta elevata al vaccino, gli anticorpi indotti dal vaccino diminuiscono nel tempo.

A tutte queste considerazioni si aggiunge la Sentenza della Corte Europea che stabilisce un principio che farà giurisprudenza in tutta l’Unione Europea: “Non è necessaria la prova medico-scientifica per stabilire un nesso tra la somministrazione di un vaccino e la malattia che colpisce in seguito un paziente. Sono sufficienti indizi, purché siano gravi, precisi e concordanti”.

È un verdetto che permette a molti pazienti di intentare cause contro le case farmaceutiche. In pratica non serve più la prova certa che la patologia sia stata causata direttamente dalla somministrazione del vaccino.

Sono considerati “indizi sufficienti” da parte del giudice:

  • il fatto che la malattia sia insorta a poca distanza dalla vaccinazione;
  • l’assenza di precedenti medici personali e/o familiari;
  • l’esistenza di un numero significativo di casi repertoriati della comparsa di una determinata malattia in seguito alla somministrazione.

Quest’ultimo punto è sicuramente il più dirimente, anche se spetterà al giudice quantificare quel numero considerato significativo e quindi questo apre la porta a valutazioni discrezionali. Quindi ci saranno valutazioni caso per caso, ma senza l’obbligo della conferma medicoscientifica. Inserire l’obbligatorietà vaccinale da 0 a 16 anni per 12 vaccinazioni con molta probabilità aprirà la strada a numerosi contenziosi di tipo risarcitorio.

Questo provvedimento coercitivo mina profondamente il rapporto “medico-paziente”. Rapporto basato sulla fiducia e, soprattutto da parte del paziente, sulla certezza che il medico consigli sempre quello che ritiene, in quel preciso momento, più utile per il paziente e per il suo benessere. Le motivazioni che spesso inducono i genitori a ritardare le vaccinazioni o a non vaccinare, indicano spesso nell’età troppo precoce del bambino la causa principale, considerando questa età come vulnerabile e troppo suscettibile agli eventi avversi.

Un’altra causa importante è la mancata comunicazione oppure una comunicazione troppo superficiale da parte degli operatori sanitari dei centri vaccinali, che fanno riferimento solo ai vantaggi e non parlano mai dei possibili rischi avversi. Tutto questo aumenta la diffidenza da parte dei genitori. Sicuramente sarebbe utile attivare un programma periodico di rendicontazione delle reazioni avverse effettivamente verificate, da trasmettere ad una commissione nazionale indipendente a cui demandare anche il compito della comunicazione con i dovuti canoni di rigore.

Così come sarebbe più utile utilizzare il personale scolastico nelle attività di informazione dei servizi di igiene pubblica e “forzare” il personale sanitario che fa assistenza a vaccinarsi in modo da costituire un buon esempio e contemporaneamente evitare che lo stesso diventi una fonte di rischio per i pazienti che devono sempre potere accedere facilmente e gratuitamente a tutte le vaccinazioni che rientrano nel programma nazionale vaccinazioni.

Bisogna inoltre considerare che la trasformazione delle vaccinazioni facoltative in obbligatorie costringerà a sottoporre i bambini ad una dose massiccia di vaccini, senza alcuna possibilità di una diagnostica pre-vaccinale, con conseguente incremento delle reazioni avverse che, secondo l’AIFA, solo nel 2013, per l’esavalente sono stati 1.343 di cui 141 gravi.

Resta l’impossibilità di ricorrere a vaccini in forma singola e l’indisponibilità sul mercato dell’anti-difterico se non abbinato ad altri vaccini. Va comunque considerato che tutte le indagini pre-vaccinali dovranno essere gratuite, anche se nel presente decreto questo non viene specificato. È altresì importante che nel foglietto illustrativo degli stessi vaccini siano riportate tra le controindicazioni alla somministrazione le condizioni di immuno-deficit e le allergie ad alcuni componenti dei vaccini.

Recenti studi hanno consentito di mettere in evidenza come il gene MTHFR (Metil-tetra-idrofolato-reduttasi) svolga un ruolo importantissimo nella biosintesi degli amminoacidi convertendo l’omocisteina in un altro amminoacido, la metionina, utilizzata dall’organismo per sintetizzare le proteine ed altri componenti importanti per il metabolismo cellulare e tissutale quindi per la corretta crescita.

Questi studi hanno visto che il 98% dei bambini autistici sono portatori di una forma di mutazione del gene MTHFR. Questi soggetti non sono in grado di disintossicare correttamente l’organismo che entra in contatto con sostanze tossiche e diventano quindi portatori di malattie croniche. Considerato che la mutazione del gene può essere causa di molte malattie, è utile prescrivere analisi ed indagini al paziente prima di consigliare la somministrazione di qualsiasi vaccinazione o di altra medicina e perfino di integratori alimentari.

Pertanto si fa sempre più urgente la necessità di elaborare progetti di informazione sull’uso dei vaccini e sui possibili rischi e complicanze degli stessi, nonché sui metodi di prevenzione e sulle modalità di messa in atto di tali iniziative. Una esaustiva e corretta informazione sulla somministrazione dei vaccini, sui possibili rischi di complicanze nonché sui metodi di prevenzione risulta, da quanto detto sopra, fondamentale.

È utile rammentare che le reazioni avverse ai farmaci (RAF) sono state indicate nel 2008 come la quinta maggiore causa di mortalità ospedaliera in Europa. Sono diverse migliaia le segnalazioni pervenute negli ultimi due anni in Italia (fonte AIFA) e queste sono in aumento. Su “PubMed” (motore di ricerca della US National Library of Medicine) alla voce “Vaccine Toxicity” (tossicità da vaccini) e effetti nocivi dei vaccini o effetti collaterali dei vaccini otteniamo rispettivamente, oltre 5000, oltre 30.000 e oltre 33.000 articoli scientifici.

L’età vaccinale migliore è dopo i 18 mesi, perché la maggior parte degli eventi avversi si verificano in massima parte prima dei 2 anni. L’80% delle reazioni avverse ai vaccini avviene nei bambini sotto i 2 anni. Purtroppo tutte le reazioni post-vaccinali gravi vengono negate, in quanto dovute a “sfortunate coincidenze”.
In Giappone da quando hanno posticipato le vaccinazioni a 2 anni si sono ridotte notevolmente le morti in culla. Ci dovrebbero essere studi scientifici solidi che dimostrino la loro innocuità confrontando vaccinati e non vaccinati (vedi studio pilota). L’esavalente è approvato fino a 36 mesi, quindi se lo rendiamo obbligatorio fino a 16 anni non abbiamo sperimentazione.

Perché non sono un NO-VAX?

Perché una parte consistente di chi si dichiara no-vax è alleato (e a volte utilizzato) con quel bacino di cittadini che vedono nello Stato un nemico da abbattere, una realtà ostile da cui difendersi. In questa situazione i bambini sono diventati il campo di battaglia. Lo Stato è visto come un’autorità da cui difendersi, quando il nostro compito dovrebbe essere quello di renderlo una realtà a cui tutti partecipano. Non agire in questa direzione porta solamente alla vittoria delle piccole identità, delle piccole comunità, contro la grande comunità dello Stato.

Il vero paradosso è che sono costretto a parlare di questo, non per giustificare i giusti interventi a favore di una comunità economica e sociale, ma per una comunità di tipo sanitario. In pratica lo Stato interviene perché una società non vaccinata è considerata pericolosa. Se ci limitiamo a questa affermazione però non sapremo quale è il livello del pericolo e quali sono le strategie da mettere in atto per ridurre o eliminare il pericolo. Meglio sarebbe se queste strategie venissero condivise e non risultassero impositive.

Ho sentito molte volte parlare il Ministro, il direttore dell’ISS dell’esempio dato dal Governatore della California per alzare il livello di copertura vaccinale per il morbillo di 5 punti percentuale in 2 anni, attraverso l’obbligatorietà vaccinale. A parte la mancanza di dati scientifici a sostegno di questa tesi (questo di per sé è già grave), forse ci siamo dimenticati che stiamo parlando della nazione che più di tutte le altre è fondata su una ontologica diffidenza verso lo Stato e sul diritto costituzionale dei suoi cittadini a ribellarsi all’autorità centrale.

Non è un caso che ci sono più di 2 milioni di giovani tra i 6 e i 17 anni educati per mezzo dell’homeschooling, pratica legale solo in California dal 2008, ma di fatto tollerata dall’autorità statunitensi, quando alla base della scelta ci sono motivi religiosi. Siamo quindi di fronte ad una nazione la cui base filosofica si basa sul principio della sfiducia nei confronti dello Stato: sfiducia nella sua capacità di garantire libertà individuale, sfiducia nella sua capacità di garantire libertà economica, sfiducia nei fondamenti etici e morali della società.

Per finire nella sfiducia verso le case farmaceutiche, che hanno falsificato i dati clinici sull’affidabilità degli oppioidi nella terapia del dolore. Truffa, alla base dell’abuso di queste sostanze con il conseguente aumento di decessi da overdose negli USA: oltre 60.000 nel 2016. Non dimentichiamoci infine che il cospirazionismo è l’altra faccia, deformata, di una sana diffidenza nei confronti dello Stato. Purtroppo penso che i promotori del decreto non abbiano tenuto in considerazione le cause sociali che hanno determinato l’abbassamento della copertura vaccinale.

La gran parte degli intervenuti nella Commissione del Senato ci ha ricordato che dobbiamo “ascoltare attentamente le preoccupazioni di genitori e lavorare con le comunità e gli operatori sanitari per creare consapevolezza affinché ogni persona possa prendere decisioni consapevoli per sé e per i propri figli”, il contrario di ogni genere di obbligatorietà; è estremamente importante dare informazioni basate su dati reali sui benefici e la sicurezza dei vaccini”, cosa che di solito non si fa.

La Scienza negli anni ci ha insegnato a mettere sempre in discussione le nostre teorie e ad ascoltare con maggior attenzione proprio le ipotesi che più si discostano dalle nostre perché è con la mente aperta e l’animo umile che si ricerca la verità.

Ho sentito più volte dire che bisogna restare in campo scientifico, ma l’impressione che stiamo dando è che la scienza si sia “messa al servizio” per giustificare interessi politici, economici e personali.

Per fare questo si sono cancellati gli effetti collaterali dei vaccini forse semplicemente per non dare adito ad effetti contraddittori sulle vaccinazioni. Ma questo vuol dire negare che ci sono persone che vivono sulla loro pelle il problema creato dalle vaccinazioni che è un qualcosa in più di una “semplice punturina” come ho visto fare negli spot televisivi.

È così che l’operato del medico che si dovrebbe basare sui principi di Scienza e Coscienza si trasforma in obbedienza e accettazione del dogma scientifico. Ho sempre difeso la pratica vaccinale e condiviso il principio dell’offerta attiva e gratuita dei vaccini da parte dello Stato.

Ma per quale principio scientifico dovrei costringere un mio paziente a vaccinare il proprio figlio, minacciandolo di non poter accedere al nido e alla materna, senza preoccuparmi di quanto questo pesi per l’aspetto sociale e psicologico sia sul genitore che sul bambino? Tutto questo per farmi sentire sicuro che i miei figli o i miei nipoti si sentano protetti perché, oltre a vaccinarli, ho costretto anche gli altri a vaccinarsi. Tutto questo in nome della scienza! Anzi se non lo faccio sono tacciato come antiscientifico!

Da quando sono arrivato in Senato, ho sentito come un “mantra” che dobbiamo mettere il paziente al centro e non solo la malattia, in una parola “la medicina centrata sulla persona”. È quello che io, come molti medici che integrano le conoscenze scientifiche con le medicine non convenzionali, faccio tutti i giorni nel mio ambulatorio e, aggiungo, che amministratori aperti ed illuminati hanno inserito questo modo di fare all’interno di Aziende ospedaliere.

Se essere scienziati vuole dire “non avere dubbi”, vi dico che io non sono uno scienziato. Ma vorrei che questo dibattito scientifico venga ricondotto nelle sedi appropriate. Vorrei che il mondo accademico, invece di pronunciare dogmi indiscutibili, riconquistasse un atteggiamento “scientifico” e approfondisse questi temi scottanti. Perché il ricercatore e lo scienziato onesti non possono accontentarsi di “veline” o “slide” predigerite, senza fare domande.

L’inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si ritiene) una virtù, bensì un vizio. L’aula del Senato è il luogo dove si deve fare politica e la politica ha il compito di garantire i diritti di tutti, senza brandire lo spauracchio dell’esclusione scolastica, impedendo il diritto all’istruzione o dimenticando il valore sociale dei nidi e delle materne. Senza questo decreto, i genitori avrebbero avuto la possibilità di fare i genitori, fidandosi dei propri medici e forse, anche della politica e dei suoi rappresentanti.

Bibliografia

  1. http://www.oatext.com/Pilot-comparative-study-on-the-health-of-vaccinatedand-unvaccinated-6-to-12-year-old-U-S-children.php
  2. OR o Odds Ratio è, in epidemiologia, la misura dell’associazione tra due fattori, per esempio tra un fattore di rischio e una malattia. Il calcolo dell’odds ratio prevede il confronto tra le frequenze di comparsa della malattia rispettivamente nei soggetti esposti e in quelli non esposti al fattore di rischio in studio, in questo caso il vaccino. È utilizzata negli studi retrospettivi (caso-controllo).
  3. Il nome commerciale del vaccino anti-pneumococco è Prevenar®.
  4. Acute disseminated encephalomyelitis, silvia Tenembaum, MD, Tanuja Chitnis, MD, Jayne Ness, MD, PhD, Jin S. Hahn, MD for the International Pediatric MS Study Group.

fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/vaccini-sempre-sicuri.php

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