Caso di difterite in Spagna – quello che bisogna sapere e che la stampa non vi dirà mai.

11 giugno 2015.

Da alcuni giorni in rete vi è un vero e proprio dibattito sul caso di Pau, il bambino spagnolo che ha contratto la difterite, mentre la stampa come al solito ha pubblicato articoli privi di oggettività.

Un bambino di 6 anni, residente a Olot, località vicina alla città catalana di Girona, ha contratto la difterite e sarebbe ricoverato in uno “stato critico” all’ospedale Vall d’Hebron di Barcellona secondo la stampa spagnola. Il bambino, che non sarebbe stato vaccinato, secondo la stessa stampa, sarebbe il primo caso di difterite in più di 30 anni, che è già una bella e grossa bugia considerando che il vaccino non ha come obiettivo di eliminare il batterio (quindi non ne impedisce la circolazione), ma di inibire la produzione di tossina da parte di tale batterio, che è molto diverso.

Il bacillo della difterite
Il bacillo della difterite

Questo caso arriva quindi giusto a pennello per le autorità di molti paesi che devono fronteggiare critiche da tutte le parti e ravvivate a causa della petizione sul vaccino DTP di Joyeux, che già di suo aveva scatenato moltissimi dibattiti su tutti i media.
(Nella parentesi che trovate a questa altezza vi si invita a leggere articoli in merito alla petizione del dottor Joyeaux sul fatto che in Francia, nonostante sia obbligatorio solo il DTP, il sistema ne è sprovvisto e obbliga alla somministrazione dell’esavalente! qui, qui, e qui specialmente)

Il discorso semplicistico dei medici alla Diafoirus (un dottore dell’opera <Il malato immaginario> di Moliere, medico pedante che usa sempre parole molto altisonanti, che però non sa il vero stato di salute dei suoi pazienti) consiste inevitabilmente nell’affermare “ve la siete voluta, il bambino non era vaccinato, questa è la prova che i vaccini sono indispensabili, questo è per colpa  degli antivaccinisti”. I genitori stessi hanno finito per essere influenzati, cominciando a credere di essere stati ingannati da una informazione più critica ed obiettiva sulle vaccinazioni, laddove il  discorso ufficiale non affronta altro oltre il “piccolo dolore o rossore nel punto di iniezione”, che però viola i diritti di genitori o dei tutori ad un consenso realmente informato e libero. E  fidatevi che se il bambino fosse morto o rimasto con handicap a causa del vaccino, state ben certi che questa stessa stampa non sarebbe stata pressata per scrivere un articolo in cui i genitori  avrebbero potuto dichiarare di essere stati ingannati dalle pubbliche autorità, che dovrebbero provvedere invece alla loro salute e al loro benessere. Eppure di questi genitori ce ne sono a  migliaia, e non sono nemmeno tanto difficili da trovare.

Ma quello che dovreste veramente sapere per non essere ingannati dai risvolti di questo complicato discorso, che cerca vanamente di  mettere gli uni contro gli altri, è questo:

1. L’inefficacia della vaccinazione antidifterica è stata più e più volte provata:

Il dottor Jean Méric segnala nel suo libro « Vaccinations, je ne serai plus complice » le seguenti prove:

In Russia, l’85% dei casi di difterite ha avuto luogo in persone vaccinate. In Francia, negli ultimi 4 casi che vi furono, per due di essi, si ebbero in persone perfettamente vaccinate, ovvero  vaccinate da meno di 10 anni. È quindi inesatto dire che la difterite ha luogo solo nelle persone non vaccinate. (source : Maurice, J., « Diphtérie : l’épidémie se lève à l’est », J.Int.Med. T343, 1995, p.1213.)

La malattia ha iniziato a regredire in tutti i paesi europei, dopo il 1950, in modo costante, indifferentemente se vaccinati o meno. (source : Rendu, R., « Résultats comparés de la vaccination et de la non vaccination dans la lutte contre la diphtérie », Journal de la Médecine de Lyon, n°819, 1954.)

La Francia, campionessa nella vaccinazione, dopo 18 anni di vaccini  inefficaci, passa da 45.000 casi nel 1945 a qualche caso nel 1960.

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René Bickel, Vaccinazioni, la grande illusione

In Scozia, senza alcuna vaccinazione, i casi di difterite sono diminuiti in egual misura (10.000 casi nel 1945 a 100 casi nel 1960). (source : Delarue, F., L’Intoxication vaccinale. Rapport du département de la santé, Ecosse, le Seuil, p.16.)

In Germania, gli studi si rivelano particolarmente interessanti e istruttivi. Prima della fine della Seconda Guerra Mondiale,  questo paese effettuava vaccinazioni di massa. Durante il periodo  in cui le vaccinazioni erano obbligatorie, il numero dei malati passò da 30.000 casi nel 1926 a 153.000 casi nel 1945. Dopo la guerra, costatando la mancanza di risultati e anche per motivi economici, la Germania non ha più vaccinato. Oh!  Miracolo! Fu allora che si passò da 153.000 casi del 1945 a  20.952 fino ad arrivare a pochi casi nel 1960.
(source : Delarue, F., L’Intoxication vaccinale, le Seuil, p.20-21.)

In Svizzera possiamo notare la stessa diminuzione dei casi in tutti i cantoni. Alcuni cantoni vaccinavano molto, come il cantone di Ginevra, degli altri offrivano la vaccinazione come facoltativa, in altri ancora non veniva proprio effettuata.In Francia, come si può attribuire la vittoria sulla difterite alla vaccinazione se aa mortalità a causa di questa malattia andava diminuendo nello stesso identico modo nella fascia 1 – 14 anni, quindi vaccinati, e
anche tra i nuovi nati che non erano vaccinati. (source : Delarue, F., « Expériences comparatives réalisées pendant la seconde guerre mondiale et depuis », in L’Intoxication vaccinale. Le Seuil, p.19.)

La vaccinazione non veniva infatti eseguita che da un anno in su. Non possiamo attribuire la diminuzione della mortalità tra i nuovi nati per la mancanza di contatto grazie ai vaccinati, poiché i vaccinati contaminati dal bacillo della difterite sono contagiosi per il loro entourage. La vaccinazione non può impedire la
difterite, la può solo rendere asintomatica. Essa non può neutralizzare che la tossina, ma non il bacillo. Il vaccino non ha quindi nessun effetto sul contagio. I nuovi nati sarebbero dovuti essere altrettanto numerosi come prima della introduzione del vaccino.

Statisticamente è impossibile attribuire la diminuzione dei casi di difterite alla vaccinazione, causa quest’ultima invece di un  aumento dei casi ovunque sia avvenuta la relativa somministrazione.

È interessante conoscere le basi epidemiologiche che hanno permesso alla medicina di imporre la vaccinazione. Nel 1925, la difterite dilagava nelle file dell’esercito del Reno, quale migliore occasione quindi per l’Istituto Pasteur di testare il nuovo vaccino di Ramon in mezzo ad una epidemia. (source : Rendu, R., « Fréquence comparée de la diphtérie chez les vaccinés et les non vaccinés », Acta Medica Scandinavia.T126, p.528-540, 1947.)

Questo studio venne affidato al medico militare M. Zoeller che precedentemente aveva studiato il vaccino antitetanico. L’appello tra i coscritti era che fossero brave cavie, docili e pro-soluto. I vaccini sono stati testati su di essi. Oggi proveremmo nuovi vaccini in Africa, per le stesse ragioni. Furono vaccinati 305
soldati con antitossina difterica (con due dosi a tre settimane di distanza). Il resto del reggimento, 700 reclute che servivano come testimoni e gruppo di controllo, sfuggì alla vaccinazione. Dopo la prima iniezione, undici casi di difterite si attivò nei vaccinati e solo uno nel gruppo di controllo, quindi 22 volte di più casi tra i vaccinati. Il signor Zoeller ha detto che non poteva tenere conto che questi casi di difterite sarebbero apparsi tra i vaccinati nei giorni successivi alla vaccinazione,  perché non avevano avuto il tempo di sviluppare l’immunità. Ha messo questi dodici casi tra i non vaccinati ed ecco, e siamo passati da 0 casi di vaccinati per 12 casi di non vaccinati (N.d.A. praticamente questi 12 casi insorti in seguito alla vaccinazione sono stati registrati come casi presenti in non vaccinati, negando che la vaccinazione possa scatenarla). Pertanto, il vaccino ha dimostrato la sua meravigliosa efficienza. Il minimo che possiamo fare quando vogliamo fare gli scienziati e vediamo un fatto che non si spinge a soddisfare un presupposto sarebbe quello di prendere il campo di studio e vedere se succede di nuovo (per essere scientificamente approvato uno studio deve essere ripetibile, quindi seguire una regola). Ma no, abbiamo subito detto che la vaccinazione era utile. Eppure, molti medici hanno trovato lo stesso effetto in persone vaccinate. Dei casi gravi di difterite erano apparsi tra le 24 e le 48 ore dopo la vaccinazione, ma naturalmente non si mette in discussione la parte di chi decide. È stato necessario intervenire con la vaccinazione.

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L’OMS ha ammesso per esempio nel 1962 che “è vero, nonostante tutto, che la frequenza dei nuovi casi di difterite possono aumentare oppure diminuire, indipendentemente dalla vaccinazione”. (source: “Le rôle de l’immunisation dans la lutte contre les maladies transmissibles”, Cahiers de santé publique O.M.S, n°8, p.64; 1962)

In un altro documento dell’OMS (del 1975) intitolato “Quelques problèmes non résolus dans la diphtérie”, possiamo leggere che “Il grado di protezione conferito dalla vaccinazione con antitossina è spesso insoddisfacente. Circa il 7 – 10% dei casi di difterite riportati negli Stati Uniti si verificano tra soggetti pienamente immunizzati secondo la loro cartella, questo secondo il rapporto annuale di sorveglianza della difterite degli USA redatto dal CDC”. In secondo luogo, questo rapporto indica anche che, come era stato chiaramente dimostrato da Frost nel 1928, l’immunità antidifterica è frequente nel corso della prima infanzia a seguito di infezioni cutanee che implicano il C. Diphteriae (difterite cutanea) e dove i segnali clinici sono  alquanto contenuti se non addirittura assenti. Risulta quindi impossibile sapere in quale proporzione l’immunità sia  influenzata da anticorpi acquisiti o altrimenti”.

2. Non esistono test di controllo (rigorosi) sull’efficacia di questo vaccino:

Nella stessa fonte dell’OMS del 1962, menzionata nei paragrafi precedenti, si possono trovare altre ammissioni sulla mancanza di una rigorosa valutazione scientifica in merito alla immunizzazione contro la difterite:

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Michel Georget Il contributo della vaccinazione per la salute pubblica, la realtà dietro il mito (Dangles)

3. Il vaccino stesso presenta dei rischi che non sono da niente

Ricordate che quando i bambini muoiono o subiscono gravi danni in seguito alla vaccinazione, vengono regolarmente  classificati come “coincidenze” e i media non andranno mai a sollevare l’attenzione sul numero allarmante di questi casi, quindi del loro aspetto quantitativo (i casi, sotto forma di diversi fenomeni, sono spesso ripresi dai media come dei soli episodi, in modo che sembrino delle mere eccezioni, continuando quindi a confermare la regola spietata del tabù). Il caso più eclatante è il caso del bambino tedesco morto per il morbillo (nel sito dice “rougeole”, rosolia, errore dell’autore o pubblicizzato in modo diverso negli altri paesi?), di cui si discuteva senza avere a disposizione dati certi in merito al suo stato di salute generale, sfruttato però per intavolare un dibattito sulla libertà di vaccinazione in questo paese, laddove migliaia di bambini danneggiati a causa delle vaccinazioni non ricevono tutt’oggi nemmeno un centesimo dell’effetto mediatico da esso scatenato.

Quali sono i rischi della vaccinazione antidifterica? Qual è la loro natura?

Il Dr Méric ha scritto, nel suo studio precedentemente nominato: “L’uso diffuso dei vaccini in una popolazione poco nutrita e con alcolisti, all’epoca, ha provocato aspre critiche in seguito alle gravi reazioni ed effetti collaterali che ha causato (focolai di orticaria, lesioni ai reni, reumatismi ma soprattutto diabete). Abbiamo persino dovuto creare un nuovo farmaco anti-diabete, il cocarboxilase. (Vaccination, je ne serai plus complice, p.64).

Altre complicazioni individuate nella letteratura medica sono: disturbi al sistema nervoso, encefalite, disturbi mentali e ritardi mentali. La reazione di Arthus è una reazione di ipersensibilità grave e può essere molto dolorosa , e corrisponde ad una vasculite acuta in cui si sperimenta una reazione relativa ai “complessi immuni ” (gli anticorpi prima si legano agli antigeni dopo di che si vanno a depositare nei vasi sanguigni, nelle membrane, ecc.).

Ed ovviamente, il rischio di decesso a causa dei vaccini.

DIFTERITE: prefazione a “On peut tuer ton enfant” (“può uccidere il tuo bambino”) del Dottor Paul Chavanon

Prefazione a cura del Dottor Pierre Coignet
Mia figlia, Anne-Marie Cognet, all’età di 3 anni, l’unica malattia che aveva avuto è stata una semplice otite, curata in pochi giorni, all’età di 2 anni. Era forte, vigorosa, briosa e con un buon appetito. A seguito di una epidemia di difterite tra i miei pazienti, decisi di vaccinarla, poiché già quattro anni prima lo feci alla sorella senza che ci fossero incidenti. Le diedi, domenica  novembre, alle ore 10, un’iniezione di antitossina Ramon (sull’etichetta c’era scritto: “Allonge 1160-1162 –Durée du vaccin: décembre 1940” – diluizione e data di scadenza). Quella sera alle 17 la bambina divenne molto scontrosa e rifiutò qualsiasi distrazione (intesa come gioco). Il giorno dopo, la mattina aveva 39.5° di febbre, la notte invece 39°; e così fu per otto giorni; rifiutava qualsiasi cibo (brodi vegetali o tisane). In seguito alla scomparsa della temperatura tra lunedì e giovedì, ci fu l’apparizione martedì e venerdì di forti nausee ripetute. Giovedì vomitava a qualsiasi tentativo di ingestione di alimenti. L’analisi effettuata mostra una forte diminuzione della minzione. Cerchiamo allora di applicare tutti i soliti trattamenti anti-vomito, insieme ad un famoso e ben rinomato medico, il quale attribuisce questi fenomeni ad uno “stordimento del fegato” a causa della iniezione di antitossina. Abbiamo tentato l’uso di estratto perhépatique (NdT:non trovando nulla in merito presumo sia qualcosa per riattivare le funzioni del fegato), citrosodina, bicitrol ecc. nessun risultato.

Il vomito dura per 8 giorni, fino all’apparizione di uno stato di semi-coma nella giornata di sabato. Martedì erano anche comparse anche le convulsioni. Gli somministrammo un’iniezione endovenosa di bicarbonato sierico. Mercoledì mattina le abbiamo fatto gli esami (cloro totale – 1,13; cloro nel plasma – 2,48; il loro rapporto – 0,45; CO2 nel plasma – 66%). Alternammo iniezioni di bicarbonato sierico con soluzione fisiologica e glucosio. Giovedì nuovi esami del sangue (cloro totale – 1,77; cloro nel plasma – 5,19; il loro rapporto – 0.55; CO2 nel plasma – 53%), insieme a forti crisi convulsive ripetute, minzione estremamente rara, albuminuria e presenza di zuccheri in quantità impossibile da dosare. Sabato sera, entrata in coma totale con conseguente decesso (soli otto giorni dopo lo stato di semi coma). Quindi, l’evoluzione avvenne in tre settimane. Prendo atto che, dopo una settimana di bassa temperatura di 36,4°, 36,6°, 5 giorni prima della fine ha iniziato ad avere 39,2° martedì sera, 38,4° la mattina seguente, 39,7° la sera seguente e la mattina dopo ancora 38,9° poi 39,1° poi 37,7° ed in seguito la morte. Il giorno prima della morte, gli esami delle urine hanno evidenziato una quantità di 13,50 gr di zucchero.

E’ doloroso per un padre medico costatare che queste osservazioni sono simili a quelle di molti altri autori e che sono state inviate al collega e dottore Paul Chavanon, che purtroppo ho conosciuto troppo tardi. Se avessi saputo degli incidenti verificatisi in seguito alla somministrazione dell’antitossina, da lui pubblicati, se avessi saputo di quelle osservazioni e di quegli studi di cui lui è in possesso, dove ci sono gli stessi incidenti di tossinfezione (cambiamenti nella temperatura identici, vomito, anche il tempo totale prima del decesso), non avrei fatto questa puntura a mia figlia, e lei adesso sarebbe ancora viva. Nelle pagine che seguono, il Dottor Chavanon vi illustrerà tanto, tra gli altri esempi che può citarvi ahimè, vi è una lunga osservazione, dove mi sembra di rileggere in gran parte, quella di mia figlia. Lui ha esitato, a causa della sua lunghezza, ma in seguito alla mia richiesta e preghiera ha acconsentito alla pubblicazione, poiché voglio che tutti i confratelli (inteso più come medici della categoria), leggano questo libro e si rifiutino di accettare l’idea che si possa rendere obbligatorio un vaccino che potrebbe uccidere i nostri piccoli, come è successo con mia figlia.

Dottor P. Coignet, da Cagnes-sur-Mer (A.M.)

4. Le buone domande che la stampa non chiederà mai:

Il bambino era realmente non-vaccinato? Dove sono le prove formali?

Poi, cosa si sa dello stato di salute globale di questo bambino, e nei dettagli, della sua alimentazione? Perché va ricordato che gravi forme di difterite sono strettamente legate alla presenza di ferro libero nel sangue (ora, un numero significativo di bambini va notato che sono anemici). Ecco cosa c’è da sapere sul meccanismo esatto della malattia.

Il Dottor Jean Méric spiega: “La difterite è una malattia causata dalla tossinfezione grave causata dall’azione della tossina prodotta dal batterio c. diphteriae. Questo batterio, chiamato ancora batterio di Kleb-Loffler, è a bassa patogenicità per l’uomo. Nella maggior parte dei casi, la malattia non è evidente, assomiglia molto spesso ad una malattia lieve benigna (angina, faringite). Nel periodo pandemico, gli studi dimostrano che il 90% dei francesi andavano incontro ad una malattia asintomatica e quindi avevano anticorpi contro la tossina nel loro corpo. Soltanto un francese su 2000 faceva un caso di difterite vera e propria.

Non vi è uno sviluppo della malattia se il bacillo non viene invaso per un fago Beta. Questo fago è una sorta di virus batterico. E’ il responsabile della produzione della tossina. Se non ci fosse questo gene, il batterio non sarebbe patogeno per l’essere umano. Per ammalarsi di difterite c’è bisogno che tutti i pazienti siano infetti dal bacillo infettato dal fago Beta. In tutti i libri di batteriologia leggiamo frasi di questo tipo: <A volte, raramente, questo bacillo viene infettato a sua volta da un fago Beta il quale, entrando nel batterio, porta con sé il gene responsabile della produzione di tossina difterica>. Come si può dire <a volte> e <raramente>? Questo a volte o raramente evidenziato dai nostri esperti, non è così raro come dicono dato che il 90% dei francesi era provvisto di anticorpi contro la tossina? Per avere degli anticorpi contro la tossina nel sangue è necessario che vi sia stato un contatto ed essere stati infettati dal batterio e dal fago Beta. Come fanno questi 90% ad essere immunizzati in un periodo endemico con anticorpi contro la tossina, se non sono stati infettati dal fago Beta?

La tossina, durante il corso della malattia difterica, è alla base di problemi cardiaci, neurologici, del fegato e dei reni. E’ lei la responsabile dei disturbi e della gravità della malattia. Per comprendere la malattia è necessario richiamare il punto cruciale: il gene della tossina, causata dal bacillo, normalmente viene inibita da un repressore cromosomico. Questo è il motivo per cui il 90% dei francesi non ha avuto nessun disagio tipico della malattia ma ha gli anticorpi per la tossina. Questo repressore cromosomico non ha espressione, non può impedire uno sviluppo della malattia, a meno che non sia associato ad un metallo, il ferro. E’ assolutamente necessario che il ferro si trovi in forma libera nel sangue. La sola presenza di ferro libero nel sangue è in grado di impedire la produzione di tossina a causa del fago Beta. La co-presenza di ferro libero nel sangue e del gene cromosomale, è in grado di impedire la malattia. Il gene della tossina viene in questo modo soppresso. La presenza di ferro libero nel sangue porta quindi ad uno sviluppo asintomatico della malattia. Senza adeguati livelli di ferro (100 mcg), si ha una malattia difterica.

Quindi, sappiamo per caso la quantità di ferro libero nel sangue del bambino spagnolo? Cosa ne sapeva dunque la stampa? E’ giusto attaccare coloro che criticano i vaccini o dovremmo piuttosto prendercela con medici che sono ignoranti in materia di nutriterapia e biochimica? Se quel bambino avesse ricevuto un supplemento di ferro, forse non sarebbe arrivato a quel punto. Ma che non si osi insinuare questo tipo di assunzione nei confronti della stampa, che sarebbe chiedere troppo naturalmente. Quello che la stampa mantiene più che mai, è la mancanza di investigazione, pari a zero, un copia e incolla tra le varie agenzie di stampa, con ricorso ad esperti stipendiati ufficiali con una trascrizione imparata a memoria e scritta acriticamente!

Inoltre, non ci si può basare su una stampa per discutere trattamenti alternativi che, se fossero stati meglio noti al pubblico e alla professione medica, si sarebbero potuti somministrare a questo bambino per evitare che arrivasse fino alla terapia intensiva… Come vedremo in seguito, il silenzio e la codardia dei media condannano inutilmente bambini e adulti alla malattia e alla morte, mentre il loro concatenamento al dogma alienante dei vaccini, occulta tutte le altre soluzioni preventive e terapeutiche che potrebbero essere offerti. Ma ignorare le seguenti informazioni sono da parte di qualsiasi giornalista, una violazione della sua etica e del dovere elementare di obiettività, almeno questo va detto.

Estratto estremamente rivelatore del libro di Michel Georget, “Vaccinations, les vérités indésirables”, 1ère édition, Dangles, 2000, pp. 202-203

Come trattare la difterite?

Per lungo tempo la difterite è stata trattata con la sieroterapia, vale a dire mediante iniezione di siero di cavallo precedentemente immunizzato mediante iniezione di tossina difterica. Questo processo, scoperto da Roux, un collaboratore di Pasteur, non fu così efficace come sperato [27] e soprattutto, è stata la fonte di molti shock anafilattici. (Fonte/ riferimento: Madsen , Madsen & T., S. , “Difterite in Danimarca” bollettino medico danese, T.3 [ 4 ] , p 112-121 , 1956).

Nel 1932 un umile medico di campagna, il dottor Neveu, che praticava in Charente – Magné, vicino a Rochefort, ha scoperto che l’assorbimento di una soluzione di cloruro di magnesio avrebbe rapidamente guarito dalla difterite. Neveu era stato allievo del professor Delbet che durante la guerra del 1914 – 1918, aveva osservato che questa soluzione tamponata sulle ferite permetteva una guarigione più veloce. Ha chiamato questo metodo “trattamento cytophylactique”.

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Ricordando la scoperta del suo maestro, Neveu ha avuto l’idea di somministrarlo ad una ragazza che soffriva di un angina sospetto, nell’attesa che arrivassero i risultati dei campioni raccolti. Quale fu la sua sorpresa nel vedere il giorno dopo la guarigione della bambina, mentre il risultato del test era positivo per la difterite. Dopo aver ottenuto gli stessi risultati su altri pazienti, Neveu rende partecipi molti suoi colleghi della scoperta ed informa Delbet del successo ottenuto. Quando nel 1943 i casi raggiunsero vette di oltre 45.000 casi e il siero divenne scarseggiante, Neveu pubblicò alcune linee guida a “Le Concour Médical”: <Essendo le quantità di siero antidifterico ormai insufficienti, lo ritengo un dovere farvi conoscere una medicazione (20 grammi di cloruro di magnesio per litro), farmaco che mi ha dato i migliori risultati, senza la sieroterapia.> (Fonte: Neveu, A., « Traitement de la diphtérie par le chlorure de magnésium », Concours Médical, 1er janvier 1944, p.13)

Nel frattempo Delbet presenta i risultati del suo allievo presso l’Accademia di Medicina di cui faceva parte. Dopo molte difficoltà, ottiene il consenso per discuterne, e il 20 giugno 1944 può leggere il suo comunicato in merito al trattamento della difterite attraverso il “metodo cytophylactique” ma l’Accademia rifiuta di pubblicarne il contenuto nel Bollettino dell’Accademia Nazionale di Medicina.

Questa triste storia è stata scritta dettagliatamente in “Les nouveaux Parias” (Delarue, F. 1971, épuisé), un libro in cui vengono riportati gli scambi di posta tra Neveu e Delbet, tramite una riproduzione in stile fac-simile agli originali. Quando ho letto questo libro, la storia sembrava così improbabile che ho voluto verificare di persona. Infatti non viene menzionato nulla in merito alla riunione del 20 giugno 1944 (fonte: Bollettino della Accademia Nazionale di Medicina (t.128 [23 e 24], p.29, 1944), poiché risulta nel resoconto della settimana successiva (27 giugno) e si legge, nella sintesi, alla voce “comunicazioni”: <Pr Delbet – Traitement de la diphtérie par la méthode cytophytolactque (comunicato fatto nella seduta nel 20 giugno)> Non risultano atri commenti o inserzioni in merito al comunicato. In questo modo, con il suo silenzio colpevole, l’Accademia ha letteralmente condannato a morte migliaia di bambini che avrebbero potuto essere salvati grazie a questo trattamento. Perché? Si fatica a credere, ma la risposta la ritroviamo in una lettera di Delbet: <Il Consiglio dell’Accademia ha trovato dopo 6 mesi di riflessione la seguente argomentazione: attraverso la promozione di un nuovo trattamento per la difterite, le vaccinazioni, e l’interesse generale è di generalizzare le vaccinazioni> (ovvero si è preferito seguire la strada della vaccinazione antidifterica con una procedura di vaccinazione di massa). Non vi è alcun dubbio che non era auspicabile che nel Paese di Pasteur, Roux, Ramon, la scoperta di un umile medico di campagna potesse rovinare il prestigio delle due scoperte francesi: la terapia del siero e la vaccinazione antidifterica.>

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Come promemoria, l’Accademia Nazionale Francese di Medicina non ritiene che gli OGM comportino gravi rischi per la salute, minimizza, per non dire che tace totalmente, i rischi dell’inquinamento elettromagnetico (onde tramite le antenne, wi-fi, ecc) e ancora supportava l’amianto 6 mesi prima del suo divieto finale – mentre le prove della tossicità di questa sostanza erano disponibili e conosciute più di 90 anni fa – quindi al quesito di sapere se questo organo abbia ancora credibilità o legittimità ai vostri occhi,bisogna anche considerare i suoi “grafici di lucidità” globale. [in questo punto nell’articolo originale vi sono dei link ad altri articoli in merito all’Accademia, questo, questo e questo.]

N.B. In Belgio, a partire dal 2003, i “buoni esperti” hanno deciso che ogni persona che riceve una dose di richiamo per il tetano deve ricevere anche la dose della difterite (una pura assurdità in quanto le situazioni a rischio tetano non sono le stesse del rischio di difterite). Poche persone conoscono il nome del vaccino, perché il “Tedivax” suggerisce solo il nome del tetano ma poche persone sanno che ha valenza anche per la difterite (specialmente quando vengono vaccinati in caso di emergenza, quando non vedono nemmeno il nome del vaccino e nessuno parla con loro della valenza del vaccino anche per la difterite “per il loro bene!”). La parte antidifterica ha una elevata reattività negli adulti e spesso porta a molte complicazioni inutili. Il Belgio dichiara che bisogna effettuare richiamo contro tetano e difterite ogni 10 anni, mentre la Francia ha modificato la sua raccomandazione portandola a 20 anni. La Francia aveva inizialmente sostenuto la somministrazione di 4 dosi del vaccino “6 in 1” (Infanrix Hexa) contenente anche l’antidifterica riportandola in un secondo momento a 3 dosi, mentre in Belgio tutt’ora vige la raccomandazione a 4 dosi somministrate, bisogna però essere a conoscenza che la parte antidifterica nei bambini (30 U.I), è di ben 15 volte maggiore rispetto a quella adulta (2 U.I), e che i bambini non hanno a disposizione un sistema immunitario pienamente maturo.

Tutto ciò dimostra pertanto che ciò che è ritenuto “assolutamente necessario” e di vitale importanza in un paese, tale non è in un altro. Il fatto che dopo anni che è stato immesso sul mercato, venga comunicato che 3 dosi sarebbero state abbastanza invece che 4, dimostra che la valutazione del vaccino prima di essere immesso sul mercato è parziale e del tutto inadeguata. E per quanto riguarda i bambini che diventano disabili dopo la 4 dose che si sarebbero per esempio salvati se fossero scappati nel paese vicino? Il buonsenso conduce alla inevitabile conclusione che la “vaccinologia” è una scienza falsa dalla A alla Z e si basa solo sul vento, motivo per cui vedrete tante incoerenze da un paese all’altro (solo perché non è scientifico!).

Nota: Nel frattempo altri 8 bambini spagnoli ed un adulto (vaccinati) sono stati rilevati come portatori del bacillo della difterite.

Traduzione a cura di Ana Diana Demian e Luana DiEmme

fonte: http://initiativecitoyenne.be/2015/06/cas-de-diphterie-en-espagne-ce-qu-il-faut-savoir-et-que-la-presse-ne-vous-dira-jamais.html

 

 

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