L’industria biotecnica dietro la distruzione degli ulivi italiani ?

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Foto di Francesco

di Ruben Rosenberg Colorni – 5 agosto 2015.

L’Italia è conosciuta a livello internazionale principalmente per tre cose: la sua cucina, la sua politica inconcludente, e i suoi panorami e spiagge. Negli ultimi mesi, una serie di eventi ha coinvolto questi tre aspetti. Attivisti, contadini e un’inchiesta governativa hanno gettato luce su quello che potrebbe essere un potenziale assalto segreto dall’industria biotecnica ad uno dei pilastri della cultura in Italia e patrimonio culinario: gli ulivi.

L’area del Salento, in Puglia, è la patria di alcuni tra i più antichi oliveti sulla Terra. Gli alberi secolari non solo sono considerati di proprietà dei contadini, ma anche patrimonio collettivo del popolo italiano. La loro presenza ha fornito un sostentamento a migliaia di persone per millenni. Negli ultimi mesi, tuttavia, un fenomeno chiamato CoDiRo (COMPLESSO DEL DISSECCAMENTO RAPIDO DELL’OLIVO), ha causato il disseccamento di molti alberi. Tra le cause, potrebbe esserci un batterio chiamato  Xylella fastidiosa,  che attacca, tra gli altri, il xilema di alberi di agrumi e vigneti e spesso impedisce la creazione di frutti. Prima del 2014, non vi era alcun caso registrato di questi batteri che infettano gli ulivi.

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Foto di Sean O’ Casaidhe

All’inizio della crisi dell’agricoltura, la progressione di questa infezione veniva indicato dalle autorità regionali come risultato di una molteplicità di fattori e di patogeni, da cui il termine “complesso”. Almeno quattro infezioni fungine, un insetto che si nutre di xilema e la Xylella fastidiosa, sono stati considerati potenzialmente responsabili. Questa affermazione è stata confermata da un team d’inchiesta indipendente da parte dell’Unione Europea. Un documento rilasciato dal governo locale nel 2014 ha ammesso che il disseccamento degli ulivi presenta “un problema fito-sanitario piuttosto complesso a causa di diversi fattori”. Il comandante della Guardia Forestale Giuseppe Silletti, incaricato di contenere l’epidemia, inizialmente aveva dichiarato “semplicemente rivoltando il terreno intorno agli alberi di ulivo si è riusciti ad eliminare il 90% degli insetti vettori dei batteri”.

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Foto di Yellow.Cat

Tuttavia, le lobby governative e biotecnologiche, così come i mezzi di comunicazione “amici” delle grandi corporazioni, hanno rapidamente cominciato ad atribuire la colpa esclusivamente alla Xylella fastidiosa ignorando gli altri fattori, quali l’esaurimento del suolo dovuto all’uso di erbicidi e pesticidi e la possibile selezione di alcune specie di insetti. La complessità del caso è stata quindi drasticamente semplificata, al fine di presentare una minaccia che potrebbe anche non esistere. Il governo italiano ha deciso una soluzione radicale per affrontare questo apparentemente grave problema: il completo annientamento di tutti gli alberi sospettati di essere affetti e quelli vicino a loro. Per mesi, agricoltori ed attivisti si sono opposti alla condanna a morte degli ulivi centenari, che porterebbe al fallimento delle aziende agricole. La battaglia per gli alberi ha raggiunto il suo apice alla fine di maggio 2015, quando il governo locale ha deciso di procedere con le eradicazioni. Per giustificarsi, il governo della regione Puglia ha sostenuto di aver ricevuto ordini da parte dell’UE, affermazione categoricamente negata dai funzionari europei interessati.

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Foto di Paolo Margari

La questione principale, a questo punto, è se il batterio Xylella  sia l’unico responsabile del CoDiRO. Molti agronomi italiani hanno dichiarato pubblicamente che ritengono tra le cause primarie un eccessivo uso di sostanze agro-chimiche ed altri fattori, invece del batterio. Inoltre, sono convinti che il ceppo locale della Xylella può essere endemico e asintomatico. Facendo eco a queste preoccupazioni, la Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica sostiene che ci sono metodi efficaci e meno distruttivi di lotta contro la malattia. Questi includono l’utilizzo di metodi di controllo dei parassiti non invasivi ed antichi, come l’uso di solfuro di rame e idrossido di calcio, reti per insetti, e pesticidi organici, in linea con i principi dell’agricoltura biologica. Le risposte sono carenti ma, come spiegato dal laboratorio del Dr. Rodrigo Almeida presso l’Università Berkeley della California :

“In patologia vegetale, prova conclusiva che un agente patogeno causa una malattia specifica richiede l’adempimento dei postulati di Koch … I ricercatori in Italia stanno attualmente lavorando nel rispetto dei criteri di Koch per il ceppo CoDiRO e olive.”

Attualmente non ci sono prove scientifiche per dimostrare questa ipotesi. Data la mancanza di certezza, agricoltori e ambientalisti sostengono che le misure che il governo locale e nazionale vogliono impiegare sono eccessivamente radicali, e che possono essere una cortina fumogena per un’operazione più ampia. Naturalmente, la prossima domanda sorge spontanea: è questa malattia semplicemente un evento naturale catastrofico scatenato dal comportamento umano, o ci sono motivi per sospettare un reato?

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Foto di Light Brigading

Torniamo al 2010, quando una rete di patologi vegetali, denominato Cost 873, si è incontrato città italiana di Bari. Tra i partecipanti, scienziati dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari che avevano portato campioni di Xylella dalla California “a fini di ricerca scientifica”. Durante l’incontro, è stato analizzato un ipotetico scenario di “attacco bio-terroristico” nel quale la Xylella sarebbe stata rilasciata in varie parti d’Europa, per determinare come i paesi avrebbero reagito. Questo è uno scenario bizzarro, e di per se non prova nulla. Essi sostengono di aver distrutto l’agente patogeno, e che i batteri presenti in Italia sono di una varietà diversa da quella che avevano portato dalla California. Non c’è la certezza di ciò, poiché il comandante della Guardia Forestale Giuseppe Silletti, ha rifiutato di fare un confronto genetico dei batteri.

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Foto di Paolo Margari

Molti non capiscono l’insistenza del governo sulla eradicazione, in particolare data la mancanza di prove concrete e l’esistenza di alternative efficaci. Molti hanno puntato il dito contro l’industria biotecnica. Le ragioni  sono: l’istituzione che ha portato l’agente patogeno in Italia, è finanziato dalle aziende biotecniche. Inoltre, il gigante Monsanto, nota per le sue pratiche predatorie, possiede Allelyx, una società dedicata alla creazione di ceppi OGM resistenti ai batteri, e il cui nome, ironia della sorte, è Xylella scritto al contrario. Indizi interessanti ma non determinanti, se non fosse per la mancanza di volontà del governo di condurre un’indagine approfondita, questo è il motivo che spinge in molti a pensare ad una sorta di collusione tra governo e l’industria biotecnica. L’opinione popolare è che questa crisi potrebbe essere stata progettata con lo scopo di eradicare gli alberi di ulivo locali. Quale sia lo scopo è ancora oggetto di discussione, l’ipotesi dominante è quella di costringere i coltivatori locali a piantare varietà OGM resistenti alla malattia. C’è solo un problema: non esistono attualmente studi di alberi di ulivo OGM.

Durante l’indagine è stato interpellato un portavoce della Monsanto, così come l’Università di Wageningen, e l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Chania. Tutti hanno negato il coinvolgimento, e la ricerca su alberi di olivo OGM. Gli unici esperimenti sono stati condotti in Italia a partire dagli anni 1970, e gli alberi sono stati distrutti nel 2012 dopo l’approvazione di una legge che vieta qualsiasi prova sul campo delle colture OGM. Questo non prova che vi sia un coinvolgimento deleterio e mantiene l’indagine aperta. Inoltre, non è certo che le risposte delle istituzioni siano oneste. La ricerca può essere svolta in segreto, in attesa della diffusione della malattia a livelli critici.

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Foto di Francesco

Una seconda ipotesi seriamente considerata, non da colpa alla indistria biotecnica ma al turismo. Infatti, la zona più colpita è un polo turistico. Negli ultimi due anni, le richieste di prenotazione alberghiere sono aumentate del 45% e le autorità locali hanno vietato la costruzione di nuovi villaggi e centri turistici. Se gli uliveti verranno decimati, ciò potrebbe cambiare. Che ne siano direttamente responsabili o stiano soltanto approfittando di una “buona crisi”, le imprese turistiche comunque stanno già guadagnando dalla situazione: le proprietà ritenute infette dal batterio xylella sono in vendita a prezzi estremamente bassi, e molte sono già state acquistate con l’esplicita intenzione di costruirvi nightclub o alberghi. Prima che ciò sia possibile le terre dovranno venire riassegnate ad uso residenziale e commerciale: misura che la regione probabilmente prenderà in considerazione qualora necessitasse di compensare la diminuzione del reddito agricolo.

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Foto di Francesco

Dal luglio 2015, la polizia italiana sembra aver perseguito questo caso in modo più aggressivo confiscando dischi rigidi e file da parte del Ministero delle Politiche Agricole e l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari. Nel frattempo, il tribunale amministrativo regionale di Lecce e Roma, hanno chiesto un immediato congelamento delle politiche di eradicazione (chiamato il Piano Silletti) mentre è in corso l’indagine. Sono coinvolte nel caso 26 marchi di olio di oliva biologico e numerosi agricoltori. Il ministro italiano delle Politiche Agricole (Maurizio Martina), il principale fautore del piano di eradicazione, ha già dichiarato che presenterà ricorso se gli agricoltori vinceranno la causa in tribunale.

Se la risposta alle indagini sarà Xylella sono previsti abbattimenti di oltre 800.000 alberi. Resta la domanda: l’industria biotecnica sta deliberatamente attaccando gli uliveti italiani? L’unica cosa certa è che, senza prove scientifiche, trasparenti ed indipendenti, questa domanda rimane senza risposta. Se non si avranno risposte certe migliaia di ulivi centenari verranno eradicati senza ragione o, peggio ancora, per asservire un piano segreto.

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