George attivista in Grecia

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Per George Tyrikos, 33 anni, di professione macellaio ed autore di testi di fantascienza, l’ondata di rifugiati siriani che arrivano sull’isola greca di Lesbo questa estate gli ha dato la possibilità di rimborsare un debito vecchio di 70 anni, della sua famiglia al popolo della Siria.

La nonna di George, Eleni, era una delle tante persone fuggite in Siria da Lesbo nel 1943. Come migliaia di altri, lei stava scappando dalla grande carestia che ha devastato la Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale.

George aiuta i rifugiati a Lesbo da 10 anni. E’ volontario di una piccola no profit chiamata Agkalia, che sostiene i rifugiati nel villaggio di Kallon dopo che la Turchia a cominciato a lanciare gommoni di contrabbandieri. Il gruppo si finanzia esclusivamente con contributi di comunità generose, ma ha avuto un calo delle donazioni causa la crisi economica e le difficoltà in Grecia per la limitazione dei prelievi di denaro imposti.

L’International Rescue Committee sta fornendo assistenza in denaro per aiutare Agkalia a distribuire cibo, medicine e riparo ai rifugiati in tutta l’isola.

Kallon è a metà strada dei 60 chilometri che i rifugiati percorrono a piedi per raggiungere un campo di transito appena fuori dalla capitale, Mytiline, dove aspettano i documenti di cui hanno bisogno per proseguire il viaggio verso l’Europa.

George racconta la sua storia a Tyler, dell’I.R.C. :

Non riesco a voltare le spalle ai siriani, non è così facile per me.

Sono qui a parlare con voi, perchè mia nonna è stata una rifugiata in Siria, mia nonna ha fatto il contrario di ciò che succedendo ora, è andata in Siria per sopravvivere.

Fuggì a causa della carestia e della guerra, molte persone lo hanno fatto con lei, chiunque poteva partiva.

All’epoca, i Greci usavano i contrabbandieri per raggiungere la Turchia, poi lei si trasferì in Siria in un campo di accoglienza. Ha venduto tutto al mercato nero ed utilizzato i soldi per il viaggio. Non tutti potevano essere accolti nel campo, e molti hanno cominciato a vagare nella regione.

Non sarei qui se non fossero stati gentili con mia nonna, o se mia nonna fosse morta nel viaggio. Faccio questo perchè sono in debito con il popolo siriano.

Mia nonna si ricorda ancora alcune parole in Arabo, e quando i primi siriani sono sbarcati sulle coste di Kalimnos, è andata loro incontro salutandoli in arabo.

Uno degli organizzatori di Agkalia è entrato nella macelleria di mio padre, ed ha contrattato il prezzo della carne. Quando ho scoperto che stava comprando per una famiglia Afgana, sono andato con lui per vedere come potevo rendermi utile.

Prima c’erano 60 nuove persone al mese nel centro rifugiati, ma negli ultimi mesi almeno 60 persone al giorno ci chiedevano aiuto.

Poi il boom !!

Prima dei controlli sui capitali in Grecia, ottenevamo aiuto dagli abitanti, tutti ci conoscevano, un ragazzo ci ha dato 600 euro, altre 20 euro qua e la. Una signora anziana mi è venuta incontro e mi ha dato 5 euro, “questo e tutto quello che posso dare, io so perchè tu stai facendo questo”.

A family sits in wait at Kara Tepe transit camp in Lesbos Greece. Some refugees live here for up to a week waiting to hear their number called in order to be registered.

Lottiamo con i razzisti ogni giorno, l’unica cosa che ho capito è che gli europei non vogliono i mediorientali, li preferiscono morti nei loro territori, ma io mi batterò perchè questo non avvenga.

Molti muoiono nel cercare di attraversare il mare, chissà come cresceranno i bambini che sopravvivono ai genitori, chissà quante grandi menti, artisti, buoni genitori, non possiamo condannarli a morte certa.

Alcune sere non riesci a dormire, squilla il telefono nel cuore della notte e ti dicono “ci sono 100 persone qui, devi venire subito”, oppure “c’è un tizio con la febbre”.

E’ una questione di gratitudine.

#ShareHumanity

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