TTIP è l’acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership. Si tratta dell’accordo di libero scambio tra Ue e Usa che viene e definito come il più grande della storia (cd. “Nato economica”). La partnership è in fase di negoziazione e non è ancora stata approvata.
COSA PREVEDE L’ACCORDO
- L’eliminazione dei dazi e delle barriere non tariffarie fra Stati Uniti e Unione e europea
- La semplificazione della compravendita di beni e servizi fra le due aree
- La crescita economica delle due macroaree con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e la diminuzione dei prezzi.
COSA OCCORRE PER METTERE IN ATTO L’ACCORDO
Una sostanziale deregulation che passi per l’allineamento e l’armonizzazione delle regole su commercio, ambiente, salute e lavoro. Dal TTIP sono attualmente esclusi i servizi finanziari e le banche. Al termine dei negoziati, il Consiglio costituito dai rappresentanti dei governi degli Stati membri e il Parlamento europeo dovranno decidere se approvare o respingere l’accordo.
QUANDO NASCE IL TTIP
Nel 2007 viene istituito il Consiglio Economico Transatlantico e sono poste le condizioni per la creazione di una zona di libero scambio comune alle due macroaree. Nel febbraio del 2013 il presidente Usa Barack Obama, il Presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso e il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy annunciano l’avviamento delle procedure interne per lanciare il negoziato. Il 14 giugno del 2013 il Consiglio europeo accorda alla Commissione il mandato per negoziare a nome dell’Ue sul TTIP.
1. I POTENZIALI VANTAGGI DEL TTIP
LA POSIZIONE UFFICIALE DELL ’UNIONE EUROPEA
Una volta concluso, l’accordo porterebbe nelle casse dell’Ue 119 miliardi di euro all’anno e 95 miliardi di euro in quelle degli Stati Uniti. Secondo le stime ufficiali, i benefici economici riguarderebbero non solo le macroaree che sottoscriveranno l’accordo ma anche le aree del mondo che non sono ricomprese dagli accordi (100 milioni di euro). Le fonti ufficiali dell’Unione europea indicano come uno dei punti alla base della partnership quello della formulazione di nuove regole comuni -nei settori interessati dall’accordo- che abbiano il preciso scopo di sanare le divergenze che attualmente riguardano le due legislazioni. Nell’annunciare tale intenzione, si assicura in ogni caso il rispetto degli standard già esistenti a livello europeo nei settori ambiente, salute e sicurezza, privacy, diritti dei lavoratori e dei consumatori. L’Ue afferma che le politiche già intraprese in questi ambiti “non sono sul tavolo dei negoziati”.
LA POSIZIONE DEI PARLAMENTARI M5S IN ITALIA
Negli scorsi mesi i parlamentari italiani del M5S hanno sottolineato alcuni punti critici dell’accordo. In particolare nell’atto di sindacato ispettivo n.4-02109 presentato il 23 aprile scorso nella seduta n.235 presso il Senato della Repubblica vengono avanzate alcune obiezioni sostanziali:
•Uno degli aspetti fondamentali dell’accordo è che l’incentivo all’esportazione di beni e servizi tra le due parti si fonda non sull’individuazione di barriere fiscali da eliminare, c che già esistono, bensì sull’eliminazione di quelle regolamentari;
•Secondo l’indagine economica svolta dalla Commissione europea del marzo o 2013 le barriere non tariffarie più rilevanti riguardano il mercato alimentare, particolarmente centrale nell’economia italiana, e l’industria biotecnologica, chimica e cosmetica particolarmente delicate dal punto di vista della sicurezza;
•Il trattato punta ad abbattere le barriere non tariffarie, cioè i divieti di importazione e di tasse specifiche che hanno finora tenuto lontano, grazie anche all’attivazione dei cittadini, la carne agli ormoni, il pollo allevato con il cloro, gli ftalati nei giocattoli, i residui dei pesticidi nel cibo, gli organismi geneticamente modificati e molti elementi tossici della nostra catena alimentare;
•La liberalizzazione dei servizi implica che aziende private statunitensi possano liberamente entrare nella gestione dei servizi essenziali quali quelle delle risorse idriche, dei rifiuti o della sanità;
•Un altro aspetto particolarmente preoccupante riguarda l’esautorazione dei tribunali nazionali in caso di dispute legali. L’accordo prevede infatti l’inclusione dell’investor to state dispute settlements (ISDS), uno strumento che consentirebbe a un soggetto privato di denunciare un Governo per i mancati profitti derivanti da politiche sociali; accordi simili hanno fatto sì che, per esempio, la Philip Morris stia chiedendo il risarcimento ai Governi uruguaiano e australiano per le politiche di restrizione e del fumo a tutela della salute;
•Ciò, unitamente all’esautorazione dei tribunali nazionali nella risoluzione di dispute legali che verranno risolte da un organismo terzo come già avviene coi panel del WTO, mette a rischio la tutela ambientale e sociale garantita dalla legislazione europea, di gran lunga più garantista per i cittadini di quanto non lo sia quella statunitense.
2. LA CONSULTAZIONE PUBBLICA SUL TTIP
Per rispondere alle istanze dell’opinione pubblica che ha chiesto maggiore trasparenza sul contenuto dei negoziati che hanno avuto luogo fino a oggi fra Usa e Ue, il commissario europeo Karrel De Gucht (Belgio, Alde), responsabile per il commercio, ha aperto una consultazione informale online (iniziata a fine marzo e durata poco più di tre mesi) sul sito ufficiale della Commissione europea.
“Mi auguro che quando le persone esamineranno nei dettagli ciò che intendiamo inserire nell’accordo si renderanno conto che ci adoperiamo per creare un sistema migliore di quello che esiste attualmente”, ha affermato Karel De Gucht. “Invito ora il pubblico interessato a condividere con noi le sue idee e i suoi commenti per farci sapere se l’approccio proposto dall’UE per la TTIP realizza il giusto equilibrio tra la tutela degli investitori e la salvaguardia del diritto sovrano dei governi dell’UE e della loro capacità di legiferare nell’interesse pubblico”.
Attualmente il commissario De Gucht non risulta però inserito nella lista dei negoziatori per conto dell’UE.
L’OBIEZIONE DEL M5S
L’apertura di una consultazione e pubblica non può avere luogo se l’oggetto della stessa risulta secretato. Negli stati membri dell’Unione e in particolare nel caso dell’Italia, un dibattito ufficiale sulle previsioni contenute nell’accordo ancora non c’è stato. Occorrerebbe avviare una consultazione reale che informi i cittadini sul trattato e li renda in grado di decidere del loro futuro e di quello delle generazioni successive.
3. PROBLEMA DELLE PMI
LA POSIZIONE UFFICIALE DELL’ ’UNIONE EUROPEA
Nell’Unione europea le PMI rappresentano i due terzi dei posti di lavoro nel settore privato. L’85% delle nuove assunzioni e avvenuto tra il 2002 e il 2010 all’interno delle piccole e medie imprese. Negli Stati Uniti le piccole imprese hanno assorbito oltre la metà di tutti i posti di lavoro e due terzi dell’incremento dell’occupazione netta in questi ultimi decenni sono attribuibili ad esse. Secondo l’Unione Europea le opportunità che si apriranno per le PMI dopo la sottoscrizione del partenariaro saranno molteplici poiché gli ostacoli commerciali tendono a penalizzare in maniera sproporzionata le imprese più piccole che, rispetto alle imprese di dimensioni maggiori, dispongono di meno risorse per superare tali ostacoli. I negoziatori dell’accordo stanno discutendo l’inclusione di un capitolo dedicato alle questioni legate alle PMI. In tale capitolo potrebbero essere stabiliti meccanismi di collaborazione tra le parti per facilitare, dopo l’entrata in vigore del TIPP, la partecipazione delle PMI al commercio transatlantico. Le disposizioni potrebbero inoltre prevedere la costituzione di un comitato “PMI” che interagisca con la comunità delle piccole imprese e lo sviluppo di una rete d’informazione online e di altre risorse per aiutare queste realtà a interpretare correttamente le disposizioni dell’accordo e a trarne vantaggio.
CONSIDERAZIONI
Le criticità sono legate alla posizione delle PMI che di fatto entrerebbero in campo nel TTIP a giochi fatti. Sul documento ufficiale dell’UE si legge infatti che il capitolo sui meccanismi di collaborazione con le PMI si aprirebbe solo in una seconda fase, a negoziati conclusi. Se ne deduce che, fino a quel momento, la posizione in rappresentanza delle PMI si assesterebbe su un livello di tipo “passivo”, senza la previsione di un ruolo di proposta o “attivo” all’interno del TTIP.
4. PROBLEMA DELLA TRASPARENZA
LA POSIZIONE UFFICIALE DELL ’UNIONE EUROPEA
I negoziati si tengono in segreto? Perché i negoziati commerciali funzionino e abbiano un esito positivo, è necessario u un certo grado di riservatezza; in caso contrario, sarebbe come mostrare all’altro giocatore le proprie carte. Nel corso dei negoziati, tuttavia, la Commissione europea ha assicurato che continuerà ad intrattenere contatti con l’industria, le associazioni di categoria, le organizzazioni dei consumatori e altri rappresentanti della società civile. La Commissione europea comunicherà gli sviluppi agli Stati membri, in sede di Consiglio, e al Parlamento europeo. A conclusione dei negoziati, sono proprio queste due istituzioni -il Consiglio costituito dai rappresentanti dei governi degli Stati membri e il Parlamento europeo, eletto direttamente- ad approvare o respingere l’accordo.
(Tutta la documentazione sui negoziati USA-UE risulta ancora oggi riservata per volere della Commissione europea che motiva la sua scelta dichiarando di voler tutelare gli interessi europei nel negoziato).
LA CRONOLOGIA DEGLI INCONTRI DEI NEGOZIATORI
Fino a oggi i round negoziali tra a Usa e Ue sono stati 5. Il prossimo meeting fra le due parti si terrà a Bruxelles presso la sede del Parlamento, dal 14 al 18 luglio.
Primo incontro: Washington (7-12 luglio 2013)
Secondo incontro: Bruxelles (11-15 novembre 2013)
Terzo incontro: Washington (16-21 dicembre 2013)
Quarto incontro: Bruxelles (10-15 marzo 2014)
Quinto incontro: Arlington (19-23 maggio 2014)
I PARTECIPANTI AGLI INCONTRI
La Commissione europea negozia la partnership per conto dei 28 Stati membri. Per la parte europea, gli accordi sono guidati dallo spagnolo Ignacio Garcia Bercero che se ne occupa avvalendosi dell’ausilio di esperti.
CHI SONO I PRINCIPALI NEGOZIATORI
Ignacio Garcia Bercero (Capo negoziatore per l’Unione Europea)
Damien Levie (Vice-capo negoziatore -Area “Market Access for Goods”)
Dan Mullaney e Michael Froman (Capi negoziatori per gli USA)
5. PROBLEMA DELLA RISERVATEZZA DEI DATI
LA POSIZIONE UFFICIALE DELL ’UNIONE EUROPEA
Con il TTIP le norme USA relative alla riservatezza dei dati prevarranno su quelle UE in materia o le indeboliranno?
No. L’UE e gli USA hanno già da a tempo riconosciuto di disciplinare la riservatezza dei dati in modo diverso.
I negoziati per il TTIP non sono tuttavia il contesto adatto in cui affrontare tali divergenze. Sono già state elaborate modalità adeguate per gestire i flussi di dati transatlantici -ad esempio, l’aaccordo Safe Harbour.
Sono inoltre in corso colloqui con gli Stati Uniti in materia di accesso ai dati da parte delle autorità preposte all’applicazione della legge. L’obiettivo è di ottenere un “accordo quadro” sulla protezione dei dati al fine di rafforzare il nostro impegno congiunto nella lotta al terrorismo e alle forme gravi di criminalità. Questi colloqui non saranno interessati dal TTIP.
5.1. PROBLEMI IN ALCUNI SETTORI INDUSTRIALI E COMMERCIALI
POSIZIONE EUROPEA SUI PRODOTTI CHIMICI
Il regolamento del Parlamento Europeo sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e il suo speculare statunitense (TSCA, Toxic Substances Control Act) presentano considerevoli differenze. Il REACH non deve essere modificato, mentre il progetto di legge di riforma TSCA non prevede alcun obbligo generale di registrazione per le sostanze come condizione per la loro commercializzazione (un requisito fondamentale in ambito REACH). L’obiettivo dei negoziati dovrebbe essere quello di individuare e concordare tutte le possibilità di regolamentare la cooperazione/convergenza entro i limiti dei quadri giuridici di base esistenti. Sono state identificate quattro aree principali rispetto alle quali potrebbe rendersi necessaria una certa convergenza per aumentare l’efficienza e ridurre i costi per gli operatori economici. Queste non richiederebbero né implicherebbero alcun cambiamento nei sistemi normativi:
• Metodologie di valutazione: le agenzie statunitensi dovrebbero accettare di monitorare l’attività dei singoli Stati e informare l’UE su tutti i progetti di misure previste a livello sub-federale;
• Allineamento della catalogazione: le autorità dell’Unione europea e degli Stati Uniti potrebbero impegnarsi ad attuare gli aggiornamenti regolari del GHS (Globally Harmonized System) e, nelle zone dove una certa flessibilità è consentita, a lavorare verso la convergenza;
• Reciproca consultazione in una fase iniziale nel caso in cui le agenzie degli Stati Uniti o la
Commissione implementino nuovi criteri o avviino lo sviluppo di nuove norme;
• Condivisione d’informazione e protezione delle informazioni commerciali riservate (CBI, Confidential Business Information);
CONSIDERAZIONI
Emerge una netta divergenza tra le due posizioni, ma l’accordo sulla condivisione delle informazioni (rispetto al quale nel testo non viene più usato il condizionale nei tempi verbali) sembra già raggiunto, sia per quanto riguarda le informazioni sensibili e la loro protezione, sia per quelle commerciali.
POSIZIONE EUROPEA SUI COSMETICI
Esiste già un accordo sulla cooperazione tra le autorità di regolamentazione dell’UE e e degli USA: si chiama ICCR (International Cooperation on Cosmetics Regulation). Inoltre, la norma europea a sui cosmetici, “GMP” (Good Manifacturing Practice), è pienamente in linea con la norma internazionale ISOO 22716 sui cosmetici GMP. La “FDA guidance” (Food and Drug administration) americana è stata poi recentemente modificata in modo da allinearla con la ISO 22716. Da questo punto di vista c’è quindi già una sostanziale sintonia. Il problema sono i prodotti catalogati come farmaci da banco negli USA (OTC, over the counter), per cui potrebbe essere “valutata” la possibilità di ispezioni da parte del GMP.
CONSIDERAZIONI
La parte riguardante la condivisione delle criticità è al condizionale. “Le discussioni sono in una fase relativamente precoce e, pertanto, le azioni specifiche che possono essere decise non possono ancora essere determinate”.
POSIZIONE EUROPEA SUI VEICOLI A MOTORE
I regolamenti sulla sicurezza nel settore sono diversi ma sostanzialmente già compatibili. Entrambe le parti in ambito TTIP dovrebbero individuare i settori in cui ci potrebbe essere il riconoscimento dell’equivalenza tra l’UE/UNECE (United Nations Economic Commission for Europe) e FMVSS (Federal Motor Vehicle Safety Standards) e altre norme vigenti per la sicurezza e la protezione dell’ambiente. La cooperazione rafforzata nel quadro della convenzione UNECE 1998 sarebbe anche l’elemento centrale per approcciare le nuove tecnologie in settori quali l’idrogeno e i veicoli elettrici. Alcuni risultati su questi temi potrebbero essere parte di un programma integrato. I progressi in questo lavoro sarebbero regolarmente monitorati sotto gli organi competenti TTIP al più alto livello.
CONSIDERAZIONI
Si mantiene la segretezza sul progresso del lavoro in ambito ecologico e delle nuove tecnologie. Un nuovo asse di mercato, di fatto, è tenuto sotto controllo dagli “organi competenti TTIP al più alto livello”, come è menzionato dalla stessa UE nel suo rapporto.
POSIZIONE EUROPEA SUI PRODOTTI FARMACEUTICI
La collaborazione tra UE e USA nel settore farmaceutico è sostenuta da accordi di riservatezza già esistenti, molto ben definita attraverso la Conferenza internazionale sull’armonizzazione (ICH), che fornisce dei requisiti tecnici per la registrazione dei prodotti farmaceutici per uso umano.
Scambio d’informazioni riservate
Una valutazione rigorosa delle rispettive GMP (Good Manifacturing Practice) porterà ad una equivalenza delle procedure. Viene inoltre esplicitata la necessità di scambiare informazioni riservate, anche commerciali.
CONSIDERAZIONI
Questo scambio di informazioni, a una prima analisi, va ben oltre l’ambito di collaborazione per armonizzare le normative. In particolare, tra la UE e la FDA (US Food and Drugs Administration) si aprirebbe non solo alle GMP, ma anche ai rapporti riguardanti informazioni sensibili come quelle sul marketing dei prodotti farmaceutici.
POSIZIONE EUROPEA SUI PRODOTTI TESSILI
Il TTIP potrebbe rafforzare la cooperazione esistente in materia di: requisiti di etichettatura per il tessile/abbigliamento e calzature prodotti; convergenza e/o l’armonizzazione degli approcci per garantire la sicurezza dei prodotti e tutela dei consumatori; norme di approssimazione. Entrambe le parti hanno sviluppato già un dialogo costruttivo sui requisiti in materia di etichettatura applicabili ai prodotti tessili e calzature, all’interno dei negoziati NAMA e WTO. La criticità riguarda alcuni materiali nel settore abbigliamento (non per il settore bambino). Alcuni tipi di fibre (ad esempio nylon e poliestere) non necessitano -in America- di test d’infiammabilità. Stesso discorso è valevole sulla seta. Il TTIP prevede quindi l’accettazzione da parte delle imprese americane di test europei sull’infiammabilità dei materiali destinati i bambini.
CONSIDERAZIONI
Rimane in dubbio le motivazioni per le quali l’America dovrebbe volere equipararsi all’Europa e porre quindi maggiori vincoli ai test sulla sicurezza dei materiali.
N.B.: I documenti ufficiali dell’UE “Rules on food and agricultural products (such as barriers to trade in food and agricultural products)” non sono disponibili. Il link di riferimento rimanda a ad un altro documento “Sanitary and phytosanitary issues”.
6. IL GOVERNO TEDESCO TRA I PRINCIPALI SPONSOR DEL TTIP
Nonostante le proteste sollevate dalle opposizioni, il governo tedesco di Angela Merkel fino a oggi è stato tra i principali sostenitori dell’accordo. Lo scorso mese di maggio, in occasione di una a visita a Washington, è stata la stessa cancelliera a esaltare la bontà del TTIP. Proprio riferendosi all’accordo, Merkel ha affermato che l’apertura di uno o spazio commerciale transatlantico costituisce “un chiaro segnale della nostra determinazione a smantellare tutte le barriere commerciali e fornire un impulso importante per lo sviluppo dell’economia mondiale nel suo complesso”. Non è tutto, perché sempre nel mese di maggio il responsabile economico della Cdu, Joachim Pfeiffer, ha redatto l'”Argumentation Aid”, un dossier di sette pagine in cui vengono spiegati punto per punto tutti i benefici di un’eventuale conclusione dell’accordo. Alle dichiarazioni di elogio della cancelliera Merkel fanno eco anche quelle del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schauble, che nel corso di un’intervista rilasciata al Council of Foreign Relations ha dichiarato: “Questo accordo ci permetterà di contrastare le sfide che provengono da all’esterno, quelle che ogni giorno imprese e centri di ricerca europei e statunitensi si trovano a dover fronteggiare e che riguardano cyberspionaggio, pratiche sleali e violazioni di brevetti e diritti sulla proprietà intellettuale. Cina, Russia e India non possono essere modelli globali su questi temi”. E ancora: “Il partenariato transatlantico sarà la chiave per iniziare a diffondere la libertà; sarà un esempio di come la globalizzazione possa portare alla prosperità il mondo del Ventunesimo secolo”. Il TTIP piace anche al ministro degli Esteri teutonico, Frank-Walter Steinmeier, che in uno speech tenuto sempre a Washington nel corso di quest’anno ha parlato del piano bilaterale come di “una delle nostre più grandi opportunità”. Interessante sembra anche la posizione di favore nei confronti del TTIP espressa a più riprese dall’eurodeputato tedesco Christian Ehler, già capo delegazione Ue nei rapporti con gli Stati Uniti e con un passato da consigliere economico del Congresso, che sull’accordo invita gli scettici a prendere in considerazione le opportunità rispetto agli ostacoli.
CONCLUSIONI
• Uno dei problemi più rilevanti del Ttip è che del Ttip nella sostanza non si sa a nulla. La segretezza dei punti d’intesa raggiunti nei cinque round negoziali finora svoltisi non permette di monitorare in itinere il lavoro dei negoziatori, e, di conseguenza, impedisce a tutte le forze politiche e sociali non incluse direttamennte al tavolo delle trattative di fornire contributi cogenti. Il problema dell’informazione è legato a quello della difesa delle specificità e delle filiere produttive locali, ed è insensato non poter intervenire a negoziato in corso;
• Nonostante la segretezza, alcune osservazioni di carattere generale sono possibili. Un accordo dalla portata così vasta è destinato ad avere un impatto molto forte sul nostro sistema industriale, commerciale e finanziario;
• Il sistema europeo in generale presenta tutele e ammortizzatori sociali più solidi rispetto a quelli d’oltreoceano. Un’area di libero scambio rischia di minare alla base il poco welfare che è sopravvissuto negli anni. Come corollario, la delocalizzazione di comparti industriali e di eccellenze sarà ancora più incentivata (vedi, per esempio, il caso Fiat-Fca);
• Il sistema statunitense viene da anni di deregulation, quello dell’Unione europea, al contrario, è iper-regolato. Un’armonizzazione dei due sistemi è molto complicata e può causare, soprattutto nella prima fase, un’incertezza e dei vuoti normativi che favorirebbero le grandi industrie a scapito delle piccole e medie imprese, che rischierebbero così la propria sopravvivenza;
• Alcuni settori merceologici presentano significative differenze tra Stato e Stato, anche in seno alla sola Ue. Basti pensare ai paesi nei quali è concesso l’uso e il consumo di prodotti Ogm, rispetto a quelli dove ciò non è concesso. Non è chiaro come il consumatore di questi ultimi (e di conseguenza i piccoli produttori) verrebbero tutelati dopo la stipula del trattato;
• Secondo quello che è dato sapere l’accordo non dovrebbe riguardare il sistema finanziario e bancario. Se le intenzioni sono quelle di accrescere lo sviluppo e il benessere dei cittadini delle due macroaree, per quale motivo dovrebbero esserne esclusi proprio i settori che così tanta influenza hanno avuto negli ultimi anni a scapito dell’economia reale?;
• Non è dato sapere se sia prevista una clausola di salvaguardia a livello nazionale nel caso in cui l’accordo non sia latore di quei benefici che la comunicazione ufficiale della Commissione ripete incessantemente. Una possibile battaglia verte proprio sul fatto che il singolo paese, valutati i pro e i contro dell’accordo definitivo, deve essere lasciato libero di autodeterminarsi rispetto alla propria adesione.
MOVIMENTO 5 STELLE EUROPA