Stile di vita

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di Paolo Longoni

Ti chiedi se il veleno che hai respirato, se il cibo che hai comprato, se l’acqua che hai bevuto e con la quale ti sei lavato hanno qualcosa, contengono qualche particella di morte che si è trasmessa nelle cellule del tuo piccolo ed è diventata una malattia terribile che forse lo condanna per sempre.

Si trasmette ormai, forse, nei cromosomi

Cancro, tumore,  medulloblastoma, metastasi cerebro spinali: non sono più solo parole.

Pensi che non possa capitare a te, a tuo figlio.

Oncologia pediatrica, ospedali, bambini che vivono in un universo sconosciuto e ignoto fino a ieri, famiglie attonite, impazzite dal dolore.

Mesi, forse un anno, non di più.

Lentamente la consapevolezza si fa strada: sei nel mondo sommerso della malattia.

Medici che vivono nell’emergenza e non possono darti speranza ma ti danno coraggio.

E un Ministro della Sanità che, in pubblica seduta, afferma che la maggiore incidenza dei tumori in Campania rispetto al resto d’Italia è frutto dello stile di vita.
La tua casa, bella, confortevole, piena di libri e delle tue cose è nel pieno della Terra dei Fuochi: di quella terra dove la morte abita e si trasmette. Silenziosamente.
Quel bimbo bello e felice è trasfigurato, sfibrato, segnato dalle terapie che lo devono salvare avvelenandolo. Non è più lui.
Una piccola marionetta spezzata che resta attonita di fronte a tanta violenza.

E la rabbia sale. Inarrestabile. Perchè tuo figlio oggi è ancora vivo ma il suo avvenire è limitato, il futuro di chi non può guardare lontano.

Non è il dolore del padre che rischia di perdere il figlio adorato.
No, non è il dolore: è la rabbia civile.

E’ la rabbia che si chiede perché questa terra deve pagare un prezzo così alto

E’ la rabbia che si chiede fino a quando resterà il marchio di morte impresso nell’ignavia della politica e della amministrazione pubblica.

Eppure quell’ignavia la conosco bene, ci lavoro.

“Commercialista” nei comuni commissariati, dove gli organi politici sono stati sciolti per infiltrazioni da criminalità organizzata per affrontare realtà amministrative difficili.
Perché commercialista non è solo tasse e dichiarazioni dei redditi, contabilità e magari consigli maliziosi ed elusivi.

Perché commercialista  non è soltanto essere liberi di guadagnare denaro, o non avere obblighi di orario oppure non dover rendere conto a nessuno.
Perchè commercialista è anche sposare la conoscenza tecnica con la passione civile: c’è spazio, tempo e voglia per affrontare il mondo della pubblica amministrazione con gli occhi liberi di chi non è “politico”, di chi non cerca il consenso ad ogni costo e quindi vuole davvero cambiare le cose.

Perché qualunque professione può essere utile al Paese dove viviamo.

Cercando il difficile equilibrio fra rispetto delle norme e tutela degli interessi dei cittadini.

C’è bisogno di questo, anche di questo.

C’è bisogno di un altro racconto, un racconto che non sia spettacolo.

Ecco, si può: lavorare senza essere alla ribalta della cronaca, niente giornali, televisioni, nulla.
Invece un Ministro della Sanità in pubblica seduta e davanti a tutte le televisioni, afferma che la maggiore incidenza dei tumori in Campania rispetto al resto d’Italia è frutto dello stile di vita.

Evidentemente mio figlio Vittorio, sei anni e mezzo, fumava, beveva e mangiava troppi grassi.

Paolo Longoni è commercialista da 33 anni; vive e lavora a Napoli e si occupa con insana passione di enti pubblici; ha svolto incarichi in Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose nelle provincie di Napoli, Salerno, Caserta e Crotone.

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