Devid aveva 20 giorni. La sua famiglia era una delle tante che oggi, sotto gli occhi di tutti, vivono di stenti, senza una casa calda e confortevole, bivaccando in ripari provvisori. Devid è morto in una città, Bologna, affollata da migliaia di persone alla ricerca del saldo imperdibile. Più importante della vita di un bambino.
Tutti sappiamo che anche in Italia si muore di freddo, fame e stenti. Lo sappiamo ma spesso fingiamo di non vedere. Devid è morto anche per la nostra indifferenza. Era invisibile, anche per noi.
Come era invisibile per lo Stato, troppo preoccupato nella tutela degli interessi di pochi, per occuparsi della vita dei cittadini. Perché la politica dovrebbe occuparsi dei bisogni di tutti, partendo soprattutto dagli ultimi. Gli invisibili.
Quanti Devid dovremo ancora lasciar morire prima di capire che se è vero che lo Stato è colpevole è innegabile che della sua morte siamo tutti responsabili? Fino a quando staremo a guardare, fino a quando lasceremo che calpestino i nostri diritti, lucrando sulle nostre vite, lasciando morire di stenti chi non ha più lavoro e casa, noi saremo complici di questo Stato assassino, corrotto, mafioso.
Ciao Devid, non riesco ad immaginare il dolore dei tuoi genitori, la loro rabbia, lo sconforto e, per assurdo, il senso di colpa nel non averti saputo proteggere. Non posso e, tuttavia, provo lo stesso senso di colpa,
perché proteggere la tua vita era compito di tutti noi, di una società che non esiste più.