Radon, il pericolo che viene dal suolo

E’ un gas radioattivo e inodore che spesso respiriamo tra le mura di casa senza neanche accorgercene. Si sprigiona da alcuni tipi di roccia, soprattutto di origine vulcanica, e dai graniti. Ecco come individuarlo e come difendersi.

Dopo il fumo è la seconda causa di morte per cancro al polmone. È il radon, un gas radioattivo e inodore che spesso respiriamo tra le mura di casa senza neanche accorgercene. Si sprigiona da alcuni tipi di roccia, soprattutto quelli di origine vulcanica (tufo, pozzolane) e dai graniti.

Il Lazio, la Campania e il Friuli Venezia Giulia sono le regioni con il sottosuolo più favorevole alla formazione di questo gas, ma le variabili sono tante e così la mappa del rischio è a macchia di leopardo. Innocuo se si diluisce nell’atmosfera, il radon aumenta il rischio di tumore al polmone nel momento in cui “viene imprigionato” dagli edifici. Soprattutto le cantine e i pianterreni. Molto dipende anche dal modo in cui le case sono costruite e dal sistema di ventilazione. Dopo aver misurato il livello di radon nella nostra casa, sono molti gli interventi che possiamo realizzare per rendere più salubre l’aria.

Cosa rischiamo. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha classificato ufficialmente il radon come gas “cancerogeno per l’uomo”. In sé, il radon è piuttosto innocuo perché riusciamo ad espellerlo facilmente con la stessa respirazione. Sono molto più pericolosi gli elementi in cui decade: il Polonio 218, il Polonio 214, il Piombo 214 e il Bismuto 214. I “figli” del radon si fissano ai tessuti del corpo e con il tempo danneggiano le cellule dei nostri polmoni. A parità di esposizione i fumatori sono molto più esposti.

Come possiamo intervenire. Prima di realizzare qualsiasi intervento (e prima di allarmarci) è necessario misurare il livello di radon con gli strumenti adeguati. La direttiva Euratom ha fissato in 400 bequerel per metro cubo la soglia massima oltre la quale è necessario intervenire. Esistono dosimetri di vari tipi, alcuni reperibili sul mercato. Ma la cosa migliore è affidarsi a persone esperte. Il personale più competente è quello delle Arpa, le agenzie regionali per la protezione ambientale. In ogni regione c’è un team specializzato nelle misure anti-radon.

In genere l’aria di un edificio è ricca di radon quando tra i locali e il terreno si crea una depressione, che dipende dalla differenza di temperatura tra interno ed esterno. È per questo che le concentrazioni più alte si verificano d’inverno e nelle primissime ore del mattino.

Le case con maggiori concentrazioni di radon hanno generalmente una pavimentazione poco isolata dal terreno oppure sono a contatto con una cantina poco ventilata con pavimento naturale.

Una volta che abbiamo accertato che il livello di radon è sopra la soglia di attenzione e in quali stanze, possiamo scegliere tra diversi tipi di intervento.

– Aerare di più gli ambienti dove il radon è più concentrato. I risultati sono quasi immediati ma non è un metodo applicabile nel lungo periodo – soprattutto d’inverno – perché comporta una consistente perdita di calore. Oltre i 1000 Bq/m3 i risultati sono insufficienti.

– Sigillare le vie d’ingresso. Anche questo è un metodo piuttosto semplice e facile da applicare ma poco efficace quando la concentrazione di radon è molto alta (intorno ai 1000 Bq/m3). L’efficacia aumenta se, oltre a sigillare, si realizzano interventi più attivi, che prevedono l’utilizzo di aeratori.

– Se sotto alla casa c’è una cantina ad alta concentrazione di radon può essere utile aerare la cantina con un ventilatore o tenere aperta una finestra. Insomma: fare in modo che ci sia un continuo ricambio di aria.

– Una soluzione più drastica è quella di rifare il pavimento, realizzandovi un’intercapedine e aspirando l’aria da questo spazio. In alternativa si possono montare delle canaline di raccolta tra le pareti e il pavimento e aspirare l’aria da lì. Entrambi i sistemi devono essere collegati a un ventilatore che convogli verso l’esterno l’aria “al radon”. Se le pareti e il pavimento non sono sigillati ermeticamente, il risultato si annulla.

– Scavare un pozzetto da 1,5-2 metri e largo da 0,5 a un metro nel terreno sottostante la casa. Servirà a estrarre l’aria ad alta concentrazione di radon prima che entri nell’abitazione. Perché sia possibile bisognerà utilizzare dei tubi e un ventilatore. Qualche mese più tardi, in base ai livelli di radon raggiunti, si potrà stabilire con più precisione quante ore e con quanta potenza azionare il ventilatore.

Leggi. A livello europeo tutto parte da una direttiva, la 96/29/Euratom, che ha stabilito oltre quale soglia si debba intervenire contro il radon. L’Italia ha recepito la direttiva con il decreto legislativo 241/2000 che tutela però soltanto i luoghi di lavoro e non le abitazioni. Per i luoghi di lavoro la soglia massima è stata stabilita in 500 Bq/m3. Se la legge italiana è ancora insufficiente, il nostro paese ha comunque preso dei provvedimenti importanti per tutelare la popolazione dal rischio radon. È il Piano Nazionale Radon, partito nel 2006 e coordinato dall’Istituto superiore di sanità.

Gli obiettivi del piano sono:

– la valutazione del rischio

– una mappatura delle zone e degli edifici con la maggior concentrazione

– trovare i migliori sistemi per ridurre il radon negli edifici

– informare i cittadini

– stabilire normative sulle abitazioni e i luoghi di lavoro

 

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