La trasmissione Report di Milena Gabanelli linkata per chi non riesce a visualizzare dal sito Rai.tv causa “malfunzionamento” dello script silverlight …
10/04/2016
Le banche popolari sono le banche del territorio con migliaia di clienti che ricevono finanziamenti, ma che sottoscrivono anche azioni e obbligazioni perché si fidano dei dirigenti e degli impiegati che conoscono da anni. Quando Banca Marche, CariChieti, CariFerrara e Banca Etruria vanno in crisi, si applica il bail-in, che per legge obbliga migliaia di azionisti e obbligazionisti a intervenire per salvarle e così alla fine perdono tutto. Ma come si è arrivati a questo? Banca Etruria è la più nota alle cronache perché il vicepresidente era il papà della ministra Maria Elena Boschi, e oggi è indagato per concorso in bancarotta fraudolenta. Dalle indagini emergono, con le responsabilità, anche liquidazioni milionarie per i manager e crediti concessi ai membri del cda senza le dovute garanzie. Nei guai sono finite anche le popolari venete, Veneto Banca e Bpvi, dove avevano gonfiato il prezzo delle azioni, che alla fine del 2014 valevano 62 euro e oggi 6 euro e 30. Quando il valore ha cominciato a crollare quasi nessun azionista ha potuto vendere. Tra coloro che ci sono riusciti anche Bruno Vespa che, intervistato, ci spiega come ha fatto. Dalle inchieste della magistratura emerge anche che la popolare, per gonfiare il capitale, finanziava l’acquisto di azioni per milioni di euro garantendo solo a pochi selezionati soci, con lettere segrete, il riacquisto. Gianni Zonin, grande produttore di vini ed ex dominus della popolare, oggi indagato per bancarotta, ha trasferito il suo patrimonio a moglie e figli.
Ma come si è arrivati a questo punto se tutte le banche erano commissariate da Banca d’Italia? Giovanna Boursier intervista il Direttore generale, Salvatore Rossi, che dà la sua versione dei fatti, nella puntata in onda domenica sera alle 21.45 su Rai3. E a Bruxelles ci spiegano come funzionano le regole europee e come sono andate le trattative intraprese dal nostro governo per evitare di far pagare i danni agli obbligazionisti. Vista da fuori sembra che l’Europa a noi italiani non conceda di salvare banche e aziende con aiuti di stato mentre, per esempio, alla Germania sì. E’ veramente così? Risponde anche Daniéle Nouy, presidente della Vigilanza della Bce.
All’interno :
No, tu no!
L’Ilva è stata messa ufficialmente in vendita. Ma se non verranno fatti prima i costosissimi lavori di adeguamento ambientale, sarà difficile trovare qualcuno disposto a comprarla. Per questo lo Stato italiano ha deciso di stanziare per l’acciaieria, un tempo di proprietà dei Riva, un altro prestito di oltre un miliardo di euro. L’idea però non è piaciuta a Bruxelles. In Europa, infatti, gli aiuti di Stato alle imprese sono permessi solo se si seguono regole rigorose. Invece noi italiani, secondo la Commissione europea, le regole le abbiamo violate più di chiunque altro negli ultimi dieci anni. E così, in molti casi, a Francia e Germania è stato concesso di salvare le proprie imprese e all’Italia no. Siamo vittime di un complotto, della nostra poca affidabilità o della nostra incapacità di applicare le regole? Il dubbio è legittimo visto che a volte perdiamo milioni di euro perché, quelle regole, neppure sappiamo leggerle bene.