di Cinzia Marchegiani.
Liberato la mattina di lunedì 16 dicembre Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound, che lo scorso sabato è stato arrestato per furto pluriaggravato, poichè manifestando davanti alla sede dell’Unione Europea a Roma, senza simboli di partito, ma solo con la fiera bandiera Italiana e un cappio al collo, si era arrampicato sopra il balcone, della sede dell’Unione Europea, per sostituire la bandiera azzurra con quella italiana tricolore.
Un ragazzo che stava tenendo la scala spiega che le cariche della polizia oltre ad essere immotivate, stavano pregiudicando la stabilità della scala, dove sopra a sette metri c’era Di Stefano. E che sono stati presi a manganellate in testa e sulle mani.
Per quel gesto simbolico è stato, con un processo in direttissima, condannato in primo grado a 3 mesi con l’obbligo di firma e un’ammenda di cento euro per risarcire il valore della bandiera europea.
Di Stefano racconta che per il Pubblico Ministero la bandiera europea esprime un valore spirituale. E che in questo frangente non gli è stato concesso di parlare, altrimenti avrebbe spiegato che molti quella bandiera rappresenta una costruzione tecnico-finanziaria che si basa sullo schiavismo dei popoli europei.
Riferisce anche sui siti: ”quella Italiana è una bandiera intoccabile, lo sono questa e le altre dei popoli europei perché sono intrise del sangue delle persone, degli eroi che sono morti per difendere quei colori. Quella dell’Unione Europea è solo intrisa di soldi, di denaro e forse del sangue, è quello che volevamo dire con quell’azione, di chi è morto sotto lo schiaffo dell’usura dell’Unione Europea che sta portando il paese al fallimento. L’avrei voluto dire, non mi è stata concessa la parola e lo dico adesso a voi. Lo Stato sta morendo e ci sono italiani che devono prendersi la responsabilità di tornare a far sventolare alta questa nostra bandiera”
Stamattina c’era un presidio davanti a Piazzale Clodio, in attesa dell’esito del processo. Su internet arrivano le dimostrazioni di vicinanza, come dice un lettore “vorrei esprimere la mia solidarietà a Simone Di Stefano. Quello che dovrebbe essere letto come un gesto di neo-irredentismo da parte di un patriota, è stato represso con l’arresto e la denuncia di furto aggravato.”
Un’Italia divorata dalle logiche europee ha spezzato il motore di questa nazione che si fondava sul lavoro, etica, giustizia. Dei cittadini, anche se facendo parte di un movimento politico, hanno messo da parte i loro colori manifestando per le strade semplicemente come italiani che non si vogliono arrendere.
Letta, il nostro Presidente del Consiglio, forse dimentica che ad oggi molti cittadini italiani, di diverse radici socio culturali, stanno protestando per una crisi creata da una bolla speculativa. Che ci sono uomini che si impiccano o si buttano da un ponte perchè hanno perso la speranza, la dignità e la tutela di uno Stato.
Il presidente Letta dovrebbe, a nostro dire, capire e accogliere queste grida, ormai sfociate non solo sul web. E non alimentare tensioni. Se un paese è alla fame, non si può assistere al degrado e affermare che tutto va bene. C’è un destino di un paese da salvare, milioni di vite e non ascoltare queste voci è il primo sintomo di un malessere pericoloso e di quella distanza ormai troppo grande affinchè il dialogo e il confronto possano generare cambiamenti reali.
Uno stato giusto non arresta i morsi della fame, della disperazione. Chi vive ancora nei privilegi ha dimenticato che l’Italia ormai è assediata da una guerra invisibile che ha ormai in attivo molte morti, quelle che devono pesare come macigni sulle responsabilità dello Stato.
Un’altra vittima della cecità di questo Governo è la morte di Luca Stufetti, un semplice titolare di un’azienda, la Chimica Imperiese, che proprio la scorsa settimana si è suicidato sotto un treno; le banche, gli avrebbero chiesto, nonostante vantasse dei crediti, di rientrare delle liquidità. Stufetti va ad inserirsi nella lunga lista che rappresenta gli emarginati dallo stato, nomi che ad oggi sembrano ancora fantasmi, ma che rappresentano il tessuto economico ormai vuoto e inconsistente. In ogni secolo i governi sono stati sempre valutati dal loro valore etico, e le morti (qualunque sia il motivo) hanno e devono avere un peso anche su questo. Ad oggi è evidente che solo il coraggio di dire basta sta diventando il vero garante di queste immense crepe, uno Stato che lontano dalla sua vera essenza diventa il proprio alibi all’incapacità di ascoltare il grido ormai diventato assordante!
Come dice un bellissimo aforisma di Rossella Porro, non si possono chiudere gli occhi e pretendere di vedere le stelle.
fonte: http://www.osservatoreitalia.it/index.asp?art=158