La trasmissione Report di Milena Gabanelli linkata per chi non riesce a visualizzare dal sito Rai.tv causa “malfunzionamento” dello script silverlight …
29/05/2016
Da Obama a Lorenzin, la politica mondiale non fa che evocare lo spettro dell’apocalisse antibiotica e il sopravvento di alcuni batteri che annienteranno la popolazione. Ma la politica, al di là degli annunci, cosa sta facendo, realmente, per sradicare il problema alla radice? Poco o niente.
Per esempio non si mette in discussione una delle cause principali: gli allevamenti intensivi dentro cui finisce il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo.
Se negli ultimi novant’anni gli antibiotici hanno consentito il progresso della medicina e hanno sconfitto i batteri patogeni, adesso sono sempre meno efficaci contro quelli che colonizzano l’uomo, l’ambiente e gli animali che mangiamo.
L’Unione Europea ha analizzato gli intestini degli avicoli al macello provenienti dagli allevamenti intensivi e ha trovato percentuali di batteri resistenti preoccupanti. Batteri che ritroviamo nel piatto perché le linee di macellazione non proteggono integralmente dalla contaminazione. Comunque, la Commissione Europea si è accorta del problema tardi e si limita a fare pochi controlli; Report ha fatto analizzare trenta confezioni di carni suine comprate in tre grandi distribuzioni per cercare la presenza di un clone di stafilococco aureus, uno dei più pericolosi perché resistente agli antibiotici. Diremo l’esito nel corso della trasmissione.
Secondo un rapporto commissionato dal governo Cameron all’economista Lord O’Neil, siamo ormai a un passo dalla pandemia, ovvero a un’epidemia estesa a livello globale, che nel 2050 rischia di fare dieci milioni di vittime all’anno, più del cancro. Il conto per l’economia mondiale sarebbe devastante.
La Danimarca, e soprattutto i Paesi Bassi, hanno ridotto il rischio di infezione negli ospedali facendo progressi importanti, e in Italia?
Nonostante gli esperti conoscano le cause non si mette mano seriamente al problema, anzi: non sembra esserci interesse a renderlo noto. Eppure, il tasso di resistenza è tra i più elevati d’Europa, per i batteri più pericolosi.
All’interno :
A fondo
L’Inpgi, la cassa previdenziale dei giornalisti, ha i conti in rosso e nel giro di qualche anno potrebbero non esserci più i soldi per pagare le pensioni. Oltre agli scandali giudiziari, hanno aggravato la situazione alcuni privilegi dei giornalisti, come la possibilità di andare in pensione a 57 anni, e soprattutto le centinaia di milioni di euro usciti negli ultimi sei anni da Inpgi per pagare la crisi degli editori italiani.
Il possibile futuro fosco dell’Inpgi è già realtà al Fondo Fiorenzo Casella, la cassa di previdenza complementare dei poligrafici: lo scorso anno tutti gli iscritti si sono visti improvvisamente dimezzata la pensione. I soldi in cassa sono finiti ma fino a poco tempo fa il Casella aveva disponibilità di oltre novanta milioni di euro. Che fine hanno fatto?
Fuori dal tunnel
Oltre un milione di famiglie italiane è in una condizione di sovra-indebitamento, ossia nell’impossibilità di onorare i debiti contratti, strangolate in una spirale da cui non sembra esserci via di scampo. Pochi infatti sanno che esiste una legge, simile al percorso fallimentare per le aziende, che permette ai singoli consumatori e a determinate condizioni, di uscire completamente dal tunnel dei debiti. Sotto il controllo di un giudice si restituisce tutto il possibile e si può ricominciare da capo, finalmente liberi dall’incubo dei creditori.