Report Extra – Sistri, alla fine chi pagherà?

La trasmissione Report Extra di Milena Gabanelli linkata per chi non riesce a visualizzare dal sito Rai.tv causa “malfunzionamento” dello script silverlight …


17/04/2013

Nell’inchiesta che Report aveva mandato in onda nel 2012 emergevano gli aspetti con cui oggi la magistratura napoletana ha predisposto le misure cautelari riguardo al progetto Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti creato per combattere le ecomafie.

Un contratto affidato dal ministero dell’Ambiente a Selex Management senza alcuna gara d’appalto perché coperto dal segreto di stato, o meglio, da un segreto amministrativo di cui nessuno mai ha capito la ragione, ma che ha permesso l’affidamento diretto alla società di Finmeccanica.

I maggiori dubbi raccontati nell’inchiesta riguardavano i costi per le attrezzature necessarie all’operatività del SISTRI, in particolar modo le black box che monitoravano i movimenti dei camion e le penne USB dove venivano archiviati i dati.

Le prime, 240mila, sono state pagate 500 euro più iva, mentre su internet se ne trovano di simili a 70 euro.

Le seconde, 640mila, sono costate 75 euro più iva, mentre il prezzo sul mercato si aggira intorno ai 4 euro, a cui bisogna aggiungere i costi per la particolare formattazione.

Per la lavorazione di queste chiavette era stato dato un subappalto ad Abruzzo Engeneering, società in-house della regione Abruzzo partecipata dalla SELEX e nel cui CdA sedeva Sabbatino Stornelli, amministratore della SELEX, oggi in carcere.

Proprio i tecnici informatici destinati alla lavorazione delle chiavette avevano raccontato di lunghi periodi di inattività e di strane trasferte dall’Abruzzo alla Campania, a Castellamare di Stabia, per lavorare presso le inadeguate sedi messe a disposizione da Francesco Paolo Di Martino, titolare della Eldim Security oggi in carcere.

Per finanziare questo sistema mai diventato operativo, costato centinaia di milioni di euro, le aziende che operano nel settore del trasporto rifiuti sono state obbligate, per legge, a pagare quote annuali. Se le indagini della magistratura confermeranno la truffa ipotizzata, chi pagherà quanto già sborsato?

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