Report – Biberon a tutto gas

Cinquecentomila neonati italiani ogni anno succhiano, direttamente dai biberon dell’ospedale, residui di ossido di etilene, un gas cancerogeno secondo l’Oms. Oltre un anno fa, la direzione prevenzione sanitaria del ministero della Salute aveva raccomandato di non utilizzarli se non in casi particolari, ma alle Asl italiane non è stato comunicato e nel frattempo gli appalti sono andati avanti.
Sette milioni di biberon e tettarelle trattati con l’ossido di etilene continuano ad essere utilizzati negli ospedali italiani, anche se in Europa già dal 2007 è vietato sterilizzare con questo gas i contenitori ad uso alimentare. Com’è possibile?

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Aggiornamento del 11/06/2018

I biberon e le tettarelle usati nei reparti di neonatologia degli ospedali italiani sono da sempre sterilizzati con l’ossido di etilene, un gas la cui cancerogenicità è stata appurata dall’Oms e che nei soggetti esposti è provato che provochi vari tipi di tumore: al cervello, al pancreas, allo stomaco, per esempio, e leucemie. In seguito al processo di sterilizzazione residui di ossido di etilene rimangono sulla gomma e sulla plastica. Dopo il servizio di Report sulla vicenda il ministero della Salute ha emanato una circolare a ospedali e Asl in cui raccomanda, prima di acquistare biberon e tettarelle sterili, di verificare la presenza sul mercato di prodotti sterilizzati con metodi alternativi all’ossido di etilene e, nel caso, prediligere quelli. Un metodo universalmente riconosciuto di sterilizzazione alternativa all’ossido di etilene c’è ed è quello a raggi gamma o beta. Come si stanno comportando Asl e ospedali dopo questa circolare? E il ministero controlla se sia stata recepita.

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