Il 29 agosto 1991 a Palermo la mafia uccide Libero Grassi, imprenditore di origine catanese reo di aver pubblicato sulle pagine del Giornale di Sicilia una lettera in cui denunciava coraggiosamente e pubblicamente i soprusi e le pressioni subite dalla sua fabbrica.
Senza piegarsi mai a pagare il pizzo, Libero Grassi viene assassinato sotto casa dopo essere stato lasciato da solo a combattere contro la malavita per otto lunghissimi mesi.
L’ultimo anno di vita dell’imprenditore siciliano che per primo ha denunciato apertamente l’esistenza del pizzo, rifiutandosi con feroce ostinazione di sottostare a questa odiosa pratica criminale, diventa quasi una parabola evangelica dell’uomo giusto in solitaria lotta verbale e fattiva contro la mafia e parte delle istituzioni a essa riconducibili, tra il silenzio degli altri commercianti e l’indifferenza dei notabili collusi.