Pillole anti-lorenzin

 

Il professor Paolo Bellavite sul suo canale Telegram: 6 pillole inerenti l’obbligo di vaccinazione, fortemente voluta dall’allora ministro della salute (in foto).

Antitetanica

1. Il vaccino antitetanico protegge chi si vaccina ma non gli altri. Neanche l’ombra di un effetto gregge (unica eventuale ragione per eventuale obbligo secondo art.32 costituzione).

2. Il tetano è stato sconfitto dall’igiene e non dai vaccini. Un eventuale obbligo per certe categorie lavorative aveva forse una motivazione molti decenni fa a causa della scarsa igiene e diffusa ignoranza della popolazione.

3. Metà degli adulti italiani non hanno più immunità verso il tetano, ma i casi annualmente sono meno di uno per milione, in massima parte ultrasessantaquattrenni.

4. Nei casi rarissimi che colpiscono soggetti suscettibili la malattia diagnosticata in tempo si cura con antibiotici e anticorpi monoclonali.

5. L’ultimo caso di tetano neonatale in Italia è del 1982. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo lorenziniano andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?

6. Per un bambino italiano non vaccinato il rischio di contrarre il tetano è inferiore al rischio di reazioni avverse gravi (anafilassi e neurite) causate dal vaccino antitetanico. Se poi si considerasse che le segnalazioni di eventi avversi sono solo passive, lo sbilanciamento tra benefici e rischi sarebbe ancora peggiore.

7. Chi sostiene ancor oggi l’obbligo di vaccinazione antitetanica è un ignorante oppure è in malafede.

 
Antidifterica

1. La vaccinazione antidifterica è fatta con la tossina inattivata (tossoide), per cui l’immunità fornita dalla vaccinazione è contro la tossina, non contro il batterio. Di conseguenza, le persone vaccinate sono protette dalle conseguenze gravi della malattia, se contratta, non dall’infezione. Il vaccino antidifterico protegge chi si vaccina ma non gli altri. Neanche l’ombra di un effetto gregge (unica eventuale ragione per eventuale obbligo secondo art. 32 Costituzione).

2. L’agente microbico, Corynebacterium diphteriae provoca un’infezione orofaringea ma solo alcuni ceppi producono la tossina; in condizioni normali di salute, è probabile che l’agente batterico sia eliminato dai leucociti (anche senza immunità vaccinale, che interessa solo la tossina) e dagli antibiotici. La difterite è rarissima o inesistente (poche migliaia di casi in tutto il mondo, nessun caso in Italia dal 1996).

3. La difterite è stata sconfitta dall’igiene e dagli antibiotici e non dai vaccini. La prima prova è che la vaccinazione universale è stata introdotta nel 1939 quando la curva epidemiologica era già in forte discesa e non è stata alterata dal vaccino. In quegli anni è iniziato anche il largo uso di antibiotici per curare le infezioni delle vie aeree. Anche l’igiene orale e la scolarizzazione hanno avuto certamente la loro importanza.

4. La seconda prova è che nel corso degli ultimi decenni sono diminuite fino a quasi scomparire anche le infezioni causate da Corynebacterium diphteriae che non producono la tossina. Poiché la vaccinazione si fa con la tossina e non con il batterio, la scomparsa di TUTTI i ceppi di Corinebatteri non può essere attribuita alla vaccinazione.

5. La terza prova è che la protezione conferita dal vaccino antidifterico diminuisce negli anni e oggi almeno metà della popolazione non ha alcuna immunità verso la difterite, eppure non vi sono casi di malattia. Per un bambino italiano non vaccinato il rischio di contrarre la difterite è inferiore al rischio di reazioni avverse gravi causate dal vaccino (in realtà non si conosce il rischio del vaccino difterico da solo, perché è sempre fatto assieme ad altri).

6. Un eventuale obbligo di vaccinazione aveva forse una motivazione molti decenni fa a causa della reale presenza della malattia nella popolazione (prima della seconda guerra mondiale e dell’introduzione degli antibiotici), della scarsa igiene e diffusa ignoranza della popolazione. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo lorenziniano andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?

7. Chi sostiene ancor oggi l’obbligo di vaccinazione antidifterica è un ignorante oppure è in malafede.

[Nota storica. Alla vaccinazione antidifterica è legata la Strage di Gruaro (Veneto orientale) del 1933, che va conosciuta se non altro per rendere memoria alle vittime innocenti. Un nuovo prodotto, sperimentale e male inattivato dal laboratorio, fu inoculato a 253 bambini dai tredici mesi agli otto anni e ben 28 morirono nei giorni seguenti. Non risulta alcuna indagine giudiziaria avviata per accertare le responsabilità.]

Antipertossica

1. Il vaccino antipertosse (aP) è poco efficace. La Bordetella pertussis, l’agente causale della pertosse, continua a riemergere nei paesi con un’elevata copertura vaccinale. I vaccini aP sono somministrati di solito assieme ad altri 5 vaccini (esavalente) oppure assieme ad antitetanica e antidifterica in due diverse formulazioni: quella pediatrica (DTPa) che si somministra in 5 dosi fino ai 6 anni, e quella da adulti (dTpa) che è “raccomandata” ogni 10 anni. Il primo aspetto che si deve conoscere è che l’immunità per la pertosse conferita dal vaccino svanisce rapidamente, secondo alcuni autori persino in 2-3 anni, secondo altri entro 10 anni. Ciò impedisce di poter raggiungere l’“effetto gregge” (altrimenti detto “immunità di gruppo”), perché vi saranno sempre troppi soggetti non immuni nella popolazione per poter bloccare la trasmissione con quel meccanismo. Molti casi di pertosse si segnalano in bambini vaccinati e in soggetti adulti, in cui i sintomi sono sfumati, la malattia difficile da diagnosticare e più facile quindi da trasmettere.

2. Il vaccino aP è stato concepito utilizzando la tossina della pertosse inattivata e pochissimi fattori di virulenza, non contro il batterio. Pertanto non impedisce la colonizzazione delle vie aeree, né la trasmissione del patogeno. L’iniezione intramuscolare non segue la via dell’infezione naturale e non fa produrre anticorpi IgA (che proteggerebbero le mucose) se non in minima parte. Chi si vaccina riduce il rischio di complicazioni per un certo tempo, ma non protegge gli altri. C’è addirittura chi sostiene che la scarsa efficacia della vaccinazione potrebbe permettere la sopravvivenza del germe nelle vie aeree anche nei colpiti dall’infezione ma non sintomatici, facilitando anziché bloccando i contagi. Anche questa caratteristica rende ingiustificabile un obbligo vaccinale ai sensi dell’art. 32.

3. La mortalità da pertosse in Italia era di circa 6000 bambini all’anno agli inizi del Novecento, di 2500 nel 1930, 110 nel 1960, 5 nel 1990, 1 nel 1995, anno in cui è iniziata la raccomandazione alla vaccinazione di tutti i neonati, poi divenuta obbligatoria con la lorenzin. I vaccini non hanno avuto effetti sulla mortalità ma hanno contribuito probabilmente alla diminuzione di incidenza della malattia, almeno nei primi decenni della loro distribuzione, ma da qualche anno si nota una ripresa della diffusione di pertosse in tutti Paesi, anche quelli con le coperture vaccinali più alte (95-98%). Ciò è dovuto alla scarsa efficacia del vaccino e alla comparsa di ceppi resistenti a causa della pressione selettiva dei vaccini stessi. Uno studio condotto in Lazio nel 2018 su bambini ricoverati per pertosse ha riportato un’incidenza di 66,8 casi per 100.000 bambini sotto l’anno di vita e un’efficacia del vaccino di solo 36%.

4. In tutte le formulazioni del vaccino ap, il materiale comprende la somministrazione di adiuvante alluminio idrossido, che non è affatto innocuo. Non c’è qui lo spazio di trattare la patologia da alluminio adiuvante (diversa da quella dell’alluminio ambientale, che è assunto per via orale e non iniettato), per cui si rimanda al testo “Vaccini Sì, Obblighi No” (edizioni Libreria Cortina, Verona) e alla bibliografia più recente, tra cui la relazione da me fatta alla Commissione Igiene e Sanità del Senato.
Basti sapere che la Food and Drug Administration USA ha impostato il limite massimo di alluminio nei vaccini a non più di 850 μg/dose [850 microgrammi dose] ma questo limite è stato scelto empiricamente dai dati che dimostrano che tali quantità migliorano l’antigenicità del vaccino, piuttosto che dai dati di sicurezza esistenti o sulla base di considerazioni tossicologiche riferite all’essere umano ricevente.
Si consideri che un bambino italiano riceve, per obbligo voluto dalla lorenzin, ben 2400 μg di alluminio nel primo anno di vita. Quando sono iniettate perifericamente, le nanoparticelle di adiuvanti in alluminio vengono inghiottite dai macrofagi e diffuse attivamente in tutto il corpo, oltrepassando la barriera emato-encefalica e il liquido cerebrospinale. La lunga ritenzione corporea degli adiuvanti in alluminio è stata ampiamente studiata nei pazienti con miofascite macrofagica, che comporta mialgia diffusa, artralgia, stanchezza cronica, debolezza muscolare, e disfunzione cognitiva, con sintomi che possono essere simili allo spettro autistico.

5. L’alluminio potrebbe certamente essere sostituito da altri adiuvanti meno tossici come il fosfato di calcio, ma ciò comporterebbe nuove notevoli spese da parte delle case farmaceutiche che attualmente lucrano sulla passiva accettazione delle formulazioni in commercio da parte della popolazione e delle autorità sanitarie, all’ombra della legge lorenzin. È anche assurdo e ingiusto che non esistano formulazioni di vaccini singole, in modo da evitare i rischi di iperimmunizzazione per i soggetti che sono già immuni ad una o più malattie. In particolare, l’iperimmunizzazione è stata descritta per la ripetizione dell’antitetanica in soggetti già immunizzati.

6. La pertosse è una malattia particolarmente grave nei primi mesi di vita e può insorgere prima che il neonato sia vaccinato. Si pone in questo caso il problema dell’inconsapevole trasmissione del germe da parte di adolescenti e adulti anche se vaccinati, nei confronti di piccoli ancora non vaccinati e a rischio assai maggiore di complicanze da pertosse. Per ovviare almeno in parte a questo problema, qualcuno propone di vaccinare le persone che accudiscono al bambino, nel caso siano sieronegativi. Tale strategia “mirata” potrebbe essere raccomandabile solo in certi casi, dopo approfondito esame della situazione famigliare e ambientale, nonché della reale incidenza della malattia in quel periodo e nel territorio dove vive il neonato. È proprio questo tipo di considerazioni che impongono una “libertà informata” di scelta dei genitori e del pediatra, non certo un obbligo generalizzato. A proposito di pediatra, va ricordato anche che la pertosse va sospettata clinicamente e diagnosticata tempestivamente con PCR sul tampone rinofarigeo, perché è curabile con antibiotici (Azitromicina).

7. L’inclusione del vaccino aP tra gli obbligatori nell’infanzia viola il primo requisito necessario perché l’imposizione di un rischio sia compatibile con l’art. 32 della Costituzione: preservare lo stato di salute della collettività. Infatti il vaccino diminuisce la gravità della malattia in qualche soggetto, ma non arresta la diffusione del microbo, anzi il fatto che i sintomi siano attenuati nei soggetti vaccinati fa sì che essi non si accorgano di diffondere il batterio. La malattia può essere trasmessa nella collettività anche dai soggetti vaccinati e dagli adulti che hanno perso l’immunità o comunque trasportano il microbo. Mentre il vaccino a base di alluminio non è esente da rischi, anche gravi in alcuni casi, esistono mezzi alternativi o aggiuntivi al vaccino (es. trattamenti antibiotici, isolamento dei casi) che possono fortemente diminuire il rischio di eventuale epidemia.

Antipolio

Per la vaccinazione antipolio vi sarebbero tante considerazioni storiche e mediche, ma l’assurdità di un obbligo vaccinale è talmente chiara che basta una pillola con tre punti.

1. La paura della poliomielite (paralisi flaccida) fa ancora parte dell’immaginario collettivo, ma la malattia in Italia NON ESISTE. Partendo dal principio che il virus polio colonizza l’intestino, all’inizio degli anni ’60 fu introdotto il vaccino orale tipo “Sabin” (OPV), con virus vivo attenuato, che produce un’eccellente immunità a livello intestinale. Grazie alla vaccinazione OPV in pochi anni la polio fu ridotta a casi sporadici e l’ultimo caso si è verificato nel 1982. Alla scomparsa della polio hanno contribuito anche le migliori condizioni igieniche, perché il virus colonizza l’intestino e si trasmette per via oro-fecale. Pertanto, il rischio di contrarre la polio per un bambino italiano non vaccinato è uguale a ZERO e non esiste in alcun modo la necessità di un obbligo di vaccinazione per i neonati e i bambini. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico. Mattarella dove sei?

2. L’unico Paese dove si registrano casi di polio dovuti al virus selvaggio è il Pakistan, mentre in Africa si segnalano casi di paralisi infantile dovuti al vaccino OPV, portatore di mutazioni che lo hanno reso patogeno. La capacità del vaccino OPV di mutare si è dimostrata in molti Paesi nel corso degli ultimi decenni. Recentemente sono stati identificati casi di polio da vaccino OPV in Siria e in Bosnia e 17 casi nella striscia di Gaza a causa delle disastrose condizioni igieniche e dell’importazione del virus vaccinico dall’Egitto. Anche in Italia si sono verificati, negli ultimi decenni del secolo XX, parecchi casi di paralisi flaccida in persone vaccinate con OPV, tanto che nel 2002 quel vaccino è stato sospeso e sostituito con il vaccino iniettivo (IPV), fatto con virus inattivato, che non presenta il rischio di riattivazione. Tuttavia, il vaccino IPV non è in grado di colonizzare l’intestino, non protegge le mucose e non può in alcun modo interrompere l’eventuale trasmissione di un virus vivo e patogeno da un malato alla collettività. Vaccinare per la polio oggi significa introdurre rischi di effetti avversi senza avere alcun beneficio per la collettività, fatto incompatibile ai sensi dell’art. 32 Costituzione.

3. La vaccinazione antipolio era stata resa obbligatoria per legge (4 febbraio 1966, n. 51), ma si trattava di un periodo in cui vi era ancora la malattia. Inoltre, al tempo in cui si approvò la legge che istituiva l’obbligo, si usava il vaccino tipo orale Sabin, che come già illustrato è dotato di un intrinseco potere di protezione della popolazione molto più alto del vaccino attualmente utilizzato. Quando è stato introdotto il “nuovo” vaccino IPV, in Europa la polio non esisteva più. Di conseguenza, non c’è alcuna prova che il vaccino attuale sia efficace “sul campo”. Vista la mancanza della malattia e la mancanza di prove di efficacia protettiva per il singolo e per la collettività l’obbligo è ingiustificato. Puramente ipotetici casi di poliomielite che insorgessero nei prossimi anni (probabilmente sarebbero da vaccino mutato e da importazione) sarebbero estremamente circoscritti e non causerebbero alcun pericolo a coloro che hanno scelto liberamente di vaccinarsi o far vaccinare i figli. Anche in base a tali semplici considerazioni, l’obbligo di vaccinazione non ha alcuna giustificazione tecnico-scientifica e si rivela, piuttosto, come un mostruoso residuo del passato o di scelte politiche ideologicamente aberranti.

Anti-epatite B

1. Il vaccino anti-epatite B è efficace per la prevenzione dell’epatite B NEI SOGGETTI ESPOSTI, ma le stime sulla efficacia della vaccinazione universale sono incerte. L’incidenza dell’epatite era in rapida discesa prima dell’introduzione dell’obbligo vaccinale imposto dal corrotto ministro De Lorenzo (1992) , senza che tale obbligo abbia avuto visibili effetti sul trend generale. Men che meno si può osservare un effetto dell’obbligo lorenziniano sulla malattia in età pediatrica. In parole povere, il vaccino è stato imposto ai bambini dalla Lorenzin (con firma di Mattarella e dichiarato cedimento agli “obblighi internazionali”, fatto incredibile e inconcepibile) senza la minima prova che potesse funzionare.

2. La malattia è di carattere endemico (NON PROVOCA EPIDEMIE) e la trasmissione avviene tramite esposizione a sangue infetto (trasfusioni o tossicodipendenze) o a fluidi corporei come sperma e liquidi vaginali. Un bambino, anche nel rarissimo e praticamente inesistente caso si ammalasse di epatite B, non avrebbe alcun modo di trasmettere il virus agli altri bambini. Non potendo infettare gli altri, la vaccinazione obbligatoria di un bambino non ha alcuna rilevanza per la salute della collettività, unico argomento eventualmente considerabile ai sensi dell’articolo 32.

3. Escludendo gli studi fatti su soggetti a rischio di epatite B, il vaccino contro l’epatite B non ha mostrato un effetto sul rischio di sviluppare positività agli antigeni virali. In ogni caso, non esiste allo stato attuale un’emergenza di sanità pubblica che giustifichi il ricorso alla vaccinazione obbligatoria in età infantile.

4. Il vaccino anti-epatite B ha tutti i rischi dell’alluminio (trattati a parte) cui si aggiungono rischi particolari di malattie autoimmuni, molto maggiori rispetto agli altri vaccini. L’analisi del database VAERS (sorveglianza passiva USA) ha identificato 5 eventi avversi autoimmuni (sclerosi multipla, mielite, poliartrite, artrite reumatoide e lupus eritematoso sistemico) associati al vaccino anti-epatite Engerix-B. Il tasso di segnalazione proporzionale (PRR) calcola la proporzione di un evento avverso specifico per un vaccino di interesse in cui il comparatore è costituito da tutti gli altri vaccini presenti nel database VAERS. Per il vaccino anti-epatite B, la sclerosi multipla ha un PRR di 15,77 cioè il rischio di contrarre questa malattia è 15 volte maggiore che con gli altri vaccini. Per la psoriasi il PRR è 5,29, per l’artrite reumatoide 4,18, per il Lupus eritematoso 4,14.

5. La vaccinazione obbligatoria anti-epatite B di bambini sani di pochi mesi è un abominio perché impone un rischio di eventi avversi mentre i bambini non hanno alcun rischio di contrarre l’epatite B (a meno che in famiglia vi siano persone sieropositive, nel qual caso si potrebbe configurare una eventuale vaccinazione selettiva e volontaria). Inoltre la malattia oggi si cura con interferoni e antivirali.

6. E’ assurdo e ingiusto che sia ancora in vigore un obbligo voluto da un ministro della Repubblica nel 1991, sapendo benissimo che a “convincerlo”, nonostante l’assenza di sufficienti sperimentazioni, fu una tangente da 600 milioni di lire pagata dalla Glaxo SmithKline, unica azienda produttrice del vaccino. Un esempio di come la politica si è piegata agli affari e di come i moralizzatori che stanno nelle alte stanze del potere non abbiano fatto alcunché per sanare questa piaga inferta nella carne del popolo italiano.

Anti-haemophilus influenzae

Haemophilus influenzae è un bacillo (anche se deve il nome all’errore di essere stato inizialmente riconosciuto come un microrganismo responsabile dell’influenza, che invece ha un’origine virale), normalmente presente nel tratto respiratorio superiore. Quasi tutti i bambini durante i primi 5-6 anni di vita vengono a contatto prima o poi con l’Emofilo. Quando provoca malattia, quadri più comuni sono otite media, sinusite, bronchite e polmonite, ma in qualche raro caso (per motivi ancora ignoti) provoca una malattia invasiva che può comportare anche meningite, epiglottidite e setticemia. Esistono molti tipi di emofili, ma il vaccino esiste solo per il tipo “b” (Hib).

L’inclusione del vaccino anti-Hib tra gli obbligatori non rispetta il primo requisito necessario per essere eventualmente compatibile con l’art. 32 della Costituzione, vale a dire essere tale obbligo necessario per la protezione della collettività. Infatti:

– Non c’è alcuna emergenza sanitaria: i casi da Hib ammontando a poche decine ogni anno. In Italia in seguito all’introduzione del vaccino nel 1995, non obbligatorio, il numero di casi di malattia invasiva da Emofilo è diminuito nei bambini. I casi dovuti al sierotipo b, l’unico prevenibile da vaccino, sono rarissimi: 17 nel 2021, 16 nel 2022 e 11 nel 2023 e nessun decesso.

– Si tratta comunque di una malattia curabile. Il trattamento di scelta per le infezioni da H. influenzae è basato sull’utilizzo di antibiotici e in particolare cefalosporine.

– Come si è detto, il vaccino non è rivolto contro tutti gli Emofili patogeni, ma è “ceppo-specifico”, cioè rivolto contro Hib. Ciò in partenza appariva razionale, dato che si trattava del ceppo responsabile della maggior parte delle patologie. Eppure, i casi di malattia invasiva da emofilo (di altri ceppi) sono in aumento: Nel 2021 sono stati segnalati 68 casi, nel 2022 i casi sono stati 195, nel 2023 315 casi. Anche nelle fasce di età <1 anno l’incidenza è stata in aumento rispetto agli anni precedenti. Ciò dimostra ulteriormente che l’obbligo vaccinale del 2017 non solo non ha migliorato la situazione ma potrebbe averla peggiorata. E’ probabile che la diffusa vaccinazione contro il sierotipo b abbia favorito la crescita di altri ceppi non coperti dal vaccino: come effetto netto nel medio-lungo periodo, ciò potrebbe addirittura peggiorare la situazione.

– La forzatura di obbligare tutti i bambini a farsi iniettare questo prodotto (pena l’esclusione dal nido o dalla scuola materna) è tecnicamente ingiustificabile. Infatti la copertura vaccinale necessaria per avere un effetto di protezione indiretto (immunità di gregge) è più bassa che con altri vaccini (70% secondo le tabelle ISS) e certamente molto più bassa del 95% postulato dalla legge 119/17. L’immunità di gregge, che spiega la bassissima incidenza della malattia, è dovuta al sommarsi dell’immunità naturale (molto diffusa) e quella da vaccino. Secondo la sentenza 5 del 2018 della corte Costituzionale l’obbligo lorenziniano andrebbe rivisto per TUTTI i 10 vaccini in base all’andamento epidemiologico.

– I rischi della vaccinazione sono comuni a quelli della vaccinazione combinata (esavalente) in cui è inserito (una delle prossime “pillole”), i quali sono certamente superiori a quelli del vaccino trivalente Difterite-Tetano-Pertosse. Si ricorda anche che l’antigene anti-Haemophilus è coniugato con tossina tetanica e quindi si raddoppia il rischio di reazione allergica o anafilattica anche a quella componente. Perché obbligare ad assumersi un rischio aggiuntivo se non necessario per la salute della collettività? Mattarella dove sei?

Resta un dubbio: come è possibile che siano riusciti a imporne l’obbligo senza la benché minima logica scientifica né etica medica?

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