International — I ghiacciai si ritirano.
Le calotte polari si sciolgono. E l’Arctic Sunrise naviga più a Nord di quanto si siano mai spinte altre navi di Greenpeace. Per tutta l’estate il nostro rompighiaccio documenterà i terribili effetti dei cambiamenti climatici su uno dei più fragili ecosistemi al mondo.
A bordo dell’Arctic un gruppo di scienziati sta registrando la rottura del ghiacciaio Petermann, uno dei più grandi del pianeta, situato sulla costa nordoccidentale della Groenlandia. Il pezzo che si sta staccando è vasto circa quanto il territorio di Manhattan.
A 82 gradi a nord, lontano dai centri abitati, l’impatto sull’ambiente è devastante. I dati raccolti finora dagli scienziati sono spietati. Sul ghiacciaio Petermann, a 27 kilometri di distanza dalla costa, si è formato un lungo fiume con una portata di 50 metri cubi al secondo. A questo ritmo si potrebbe riempire una piscina olimpionica in meno di un minuto.
Gli orsi polari, le foche, gli iceberg sono testimoni di un ambiente unico che rischia di estinguersi a causa delle emissioni di gas a effetto serra. Perché l’ecosistema Artico è estremamente sensibile ai cambiamenti.
I leader mondiali, in occasione dell’ultimo G8, si sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi ma non hanno indicato come l’obiettivo sarà raggiunto. C’è bisogno, invece, di misure concrete: per evitare che il riscaldamento globale provochi impatti irreversibili e catastrofici occorre stabilizzare le emissioni di gas serra entro il 2015, per poi ridurle drasticamente portandole il più vicino possibile allo zero entro il 2050.
Fonte : http://www.greenpeace.org/italy/news/arctic-polo