Betlemme, neonato in una stalla: arrestati immigrati clandestini

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L’allarme è scattato nelle prime ore del mattino, grazie alla segnalazione di un solerte cittadino del posto che aveva scoperto una famiglia accampata in una stalla. Al loro arrivo gli agenti di polizia, accompagnati da uno psicologo e da un’assistente sociale, si sono trovati di fronte ad un neonato avvolto in uno scialle e depositato in una mangiatoia per animali dalla giovane madre, tale Maria H. di Nazareth.

Al tentativo delle forze dell’ordine e degli operatori sociali di far salire la madre e il bambino sui mezzi delle forze dell’ordine, un uomo, successivamente identificato come Giuseppe K., anch’egli di Nazareth, di professione falegname, ha tentato di opporre resistenza, spalleggiato da alcuni pastori e da tre stranieri presenti sul posto.

Sia Giuseppe K. che i tre stranieri, tra l’altro risultati sprovvisti di documenti di identificazione e permesso di soggiorno, sono stati tratti in arresto. La minorenne è stata ricoverata all’ospedale di Betlemme e posta sotto osservazione, mentre il bambino è stato preso in carico dai servizi sociali. Nei confronti della ragazza madre si ipotizza l’accusa di maltrattamento e tentativo di abbandono di minore.

Il magistrato inquirente nutre seri dubbi sullo stato di salute mentale della donna che ha partorito il bambino, la quale sostiene di essere ancora vergine. Pare che il padre del piccolo sia un tale soprannominato “Spirito Santo”. Gli inquirenti non rilasciano dichiarazioni, ma sono state contattate le autorità civili e religiose del paese di Nazareth per cercare di scoprire quale sia la relazione tra il falegname, la giovane e i tre stranieri, mentre i pastori sono stati lasciati a piede libero.

Nel frattempo le autorità preposte stanno indagando anche per scoprire il Paese di provenienza dei tre clandestini. Secondo fonti di polizia i tre potrebbero essere dediti al riciclaggio e allo spaccio internazionale, dato che sono stati trovati in possesso di ingenti quantitativi di oro e di sostanze presumibilmente illecite. Nel corso del primo interrogatorio gli arrestati hanno affermato di agire in nome e per conto di Dio, per cui non si escludono legami con gruppi terroristici di matrice religiosa come gli Zeloti di Al Quaeda. Le sostanze chimiche rinvenute sono state inviate al laboratorio della scientifica per le opportune analisi.

Non si esclude che i pastori, che si trovavano nei pressi della grotta, oltre ad essere persone senza fissa dimora, siano consumatori abituali di droghe pesanti. Pare infatti che alcuni di loro affermino che siano stati costretti a recarsi nella stalla da un uomo molto alto con una lunga veste bianca e due ali sulla schiena! Un portavoce della sezione antidroga della questura di Betlemme ha così commentato: “Gli effetti delle droghe a volte sono imprevedibili e sorprendenti, ma si tratta del tentativo più assurdo di trovare un’attenuante che sia mai stato concepito da tossicodipendenti”.

Anche i tre stranieri, quasi sicuramente spacciatori appartenenti alla criminalità organizzata internazionale, sembrano prendersi gioco della polizia, poiché hanno cercato di giustificare la propria presenza sul luogo del misfatto a causa di un antiquato navigatore satellitare chiamato “stella cometa”.

Il magistrato ha già chiesto il rinvio a giudizio di tutti i personaggi coinvolti. La prima udienza è fissata per il prossimo anno presso il Palazzo di Giustizia di Erode. Maria ha nominato come proprio avvocato difensore tal Arcangelo Gabriele, che pare faccia parte di uno studio associato con legami che arrivano molto in alto.

Il Console, capo del governo romano, ha già preannunciato una riforma della legge sull’immigrazione e sullo spaccio di droga, con misure più ferme e sanzioni più pesanti: “Simili atti non debbono più ripetersi”.

 

Rete Radié Resch Quarrata, 2011

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