Ilaria, Insegnate Precaria

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Ricevo e pubblico per dovere di informazione :

Mi chiamo Ilaria,

sono un’insegnante PRECARIA di Arte, Disegno Tecnico e Storia dell’Arte …

Solitamente presentarmi alle classi in cui insegno è molto facile: il primo giorno entro in una classe dico il mio nome, spiego loro chi sono e quale sarà il mio ruolo all’interno del programma che dovranno affrontare durante l’anno (o nel periodo dell’eventuale supplenza breve)…

Oggi spiegare questo è più difficile, perché?

Sono una donna, una donna di quasi quarant’anni che nella sua vita, per inseguire i suoi sogni ha fatto ogni tipo di lavoro. Figlia di operai, dediti al lavoro e alla famiglia, ho iniziato a lavorare negli anni del liceo, sostituendo le colleghe di mia madre in un’impresa di pulizie, cosa che ho continuato a fare anche quando ne sono uscita, studiavo e lavoravo, sopportando gli sguardi di chi vedeva in me non una persona che faceva un lavoro umile pur di inseguire i suoi sogni, che erano quelli di laurearmi e vivere da sola per cercare quell’indipendenza sociale che dovrebbe essere una priorità per ogni singolo essere umano, ma una ragazza che faceva un lavoro umile perché non aveva altre possibilità. Stanca di subire la frustrazione di quegli sguardi, le problematiche di un lavoro non tutelato, in nero, con la minaccia di perderlo e quella di fare un lavoro che non dava soddisfazioni, ho provato a fare qualcosa di più.

Per un po’ di tempo ho trovato lavoro come scenografa, tramite un’associazione della mia città, ma dopo un anno il sogno è finito, i ragazzi non riuscivano più a sostenere le spese e a permettersi del personale, così mi si è ripresentata la solita prospettiva, il solito lavoro “umile” …

Pensavo di meritarmi qualcosa di più, così ho presentato domanda di un progetto per un bando di concorso dedicato all’imprenditoria femminile, per la rivalutazione artigianale e artistica nei centri storici, l’ho vinto, ho ricevuto una piccola somma di denaro a fondo perso e ho aperto un laboratorio artigianale, nel quale realizzavo le mie opere e piccoli manufatti …

Sono stati cinque anni di inferno, di porte sbarrate, di aiuti promessi e subito dopo negati, cinque anni in cui lo Stato ha divorato tutto ciò che mi aveva dato e tutto ciò che riuscivo a guadagnare con le varie tasse che tutti gli artigiani conoscono bene, tanto che, negli ultimi anni di apertura del negozio, sono dovuta rientrare, questa volta in regola, nell’impresa di pulizia che avevo lasciato. Lavoravo dopo la chiusura del laboratorio e, nel frattempo cercavo anche altro lavoro; andavo a pulire i condomini nelle pause pranzo, tutto questo mentre continuavo a studiare e a preparare la mia tesi, perché non volevo arrendermi!

Ma i miei sacrifici non sono bastati, alla fine ho dovuto cedere alle spese e chiudere l’attività.

Non mi sono arresa nemmeno quella volta però e mi sono rimboccata nuovamente le maniche.

Lo dovevo a me stessa e ai miei genitori, che si sono sempre dati da fare e che non finirò mai di ringraziare per quanto hanno fatto per me.

Ho fatto di tutto, dal call-center, ai laboratori artistici per bambini organizzati dalle associazioni e dai comuni, alle promozioni nei supermercati, alle pulizie.

Nel frattempo mi sono laureata, ho cercato di portare avanti il mio lavoro artistico e ho partecipato agli esami di ammissione per ottenere l’abilitazione all’insegnamento ed entrare nel mondo della scuola. Ero convinta che quella fosse la mia vera strada, tutto ciò che avevo imparato nel corso degli anni non poteva finire nel dimenticatoio, tutti i miei sacrifici, il mio amore per l’arte, dovevano servire a qualcosa, se non ero riuscita a metterlo in pratica io, avrei potuto aiutare qualcuno a farlo, insegnare l’amore per la cultura, per l’arte, per il nostro grande patrimonio artistico che cadeva ogni giorno di più in malora.

Qualche giorno prima degli esami ho ricevuto la proposta di un’assunzione in un centro commerciale di abbigliamento per una sostituzione di maternità, stavo lavorando come promoter e al direttore era piaciuto molto il mio modo di relazionarmi con le persone. Ho accettato, sono rimasta in quel centro per un anno, avendo superato l’esame di ammissione ho congelato il corso, ho preso tempo, dovevo riflettere e guadagnare i soldi per potermi permettere di seguire il corso, che aveva un costo non indifferente.

In quel periodo sono stata bene, avevo un lavoro che finalmente mi garantiva uno stipendio dignitoso, potevo permettermi di pagare le bollette e fare la spesa in assoluta autonomia e di tanto in tanto dare qualcosa anche ai miei, poca cosa se paragonata ai loro sacrifici per me, ma era sempre un modo per sdebitarmi e ripagarli del loro amore e del loro supporto. Ero stimata dai superiori, dai colleghi, dai clienti, non era il lavoro della mia vita, ma avevo trovato comunque un lavoro che mi piaceva, che a suo modo mi permetteva anche di utilizzare quella sensibilità artistica che avevo sviluppato negli anni, tanto che per un momento ho pensato di restare dov’ero ed abbandonare i miei sogni, così quando il direttore che mi aveva assunto, prima di essere trasferito, mi chiese cosa volessi fare al termine del contratto, gli dissi che ero disposta ad accettare il lavoro definitivamente, così lui scrisse una lettera di assunzione.

Ma anche la prospettiva di un lavoro stabile svanì con l’arrivo della nuova direttrice, gelosie femminili, gelosie stupide; a poco servirono gli accorati inviti dei colleghi, di un Visual dell’azienda che dichiarò: ‘una persona come lei fa la differenza, non puoi permetterti di comportarti così’ e a pochissimo servì abbassare la testa, ingoiare le umiliazioni e le continue offese gratuite, la lettera di assunzione del precedente direttore sparì magicamente e con una frase ‘Non ci servi!’; venivo liquidata e mi ritrovavo ancora con tra le mani il nulla …

Avevo ancora i miei sogni però, scongelai il corso e mi rimisi a studiare, la mattina facevo tirocinio nelle scuole, il pomeriggio frequentavo le lezioni, la notte lavoravo in un pub e il sabato e la domenica facevo promozioni nei centri commerciali, questo per due anni. Alla fine, non senza stress e difficoltà, sono riuscita a prendere l’abilitazione e mi sono inserita nel mondo della scuola.

Nella mia città non c’erano posti dato che è una città piccola e con poche scuole, così ho dovuto spostarmi in un’altra regione, ho lasciato la Toscana e mi sono inserita nelle graduatorie del Piemonte, dove vive il mio compagno, anche lui precario della scuola come me.

Ero precaria, lontana dalla mia famiglia ,dalla mia casa, ma era sempre meglio di nulla, sempre meglio che ricominciare a fare un lavoro che non mi piaceva. Non avevo una stabilità economica, non potevo permettermi di fare progetti a lungo termine, ma se non altro stavo mettendo in pratica tutto ciò che avevo studiato e imparato nella mia vita e la risposta dei ragazzi, dei colleghi e dei dirigenti era positiva …

E poi purtroppo arriviamo ad oggi …

Oggi la mia situazione è forse peggio di quella precedente, è, infatti, dal mese di Settembre che sto lavorando e ancora non ho percepito uno stipendio, eppure a scuola devo andarci ogni giorno, essendo precaria da anni non ho un budget alle spalle che mi permette di poter vivere senza uno stipendio per quanto basso questo possa essere. Negli ultimi due anni ho lavorato con un contratto di 6 ore a settimana, con uno stipendio irrisorio e con l’impossibilità di trovare un altro lavoro. L’anno scorso mio padre ha avuto un incidente, è rimasto in coma e tutto ciò che ho guadagnato e che avevo messo da parte come una formichina, l’ho investito per fare la pendolare tra Carrara e Novara, per stare il più possibile vicino ai miei genitori e cercare di essere utile in una situazione di crisi totale.

Attualmente ho un incarico di 18 ore a tempo determinato, fino al 19 Dicembre 2013, non posso cercare un altro lavoro e quindi, lavoro senza retribuzione, per fare la spesa e pagare la benzina devo rivolgermi ad altri, devo chiedere dei soldi in prestito, anche ai miei che prendono una pensione minima ed hanno già notevoli problemi, è una situazione agghiacciante che mina irrimediabilmente la mia dignità. I miei sogni sono diventati incubi, sto vivendo la terribile sensazione di chi vede inesorabilmente morire le sue aspettative, illusioni che ho inseguito per una vita, per ritrovarmi alla soglia dei quarant’anni con tra le mani nulla!

Lo Stato continua a fare orecchie da mercante, le scuole si discolpando dicendo che se lo Stato non paga loro, loro non possono pagare noi; grazie al Patto di Stabilità, i Comuni non possono anticipare i soldi alle scuole e quindi tutti gli insegnanti che hanno ricevuto incarichi brevi non ricevono regolarmente lo stipendio.

Lo stato ha effettuato il 15 novembre un pagamento eccezionale alle scuole, ma le segreterie dicono che i soldi arrivati sono troppo pochi per regolarizzare i pagamenti, quindi ‘pensano’ di riuscire a pagare solo i primi due mesi, per Novembre e Dicembre, ammesso e non concesso che lo Stato decida di effettuare un altro pagamento straordinario, se ne parlerà forse a Febbraio …

E noi fino a Febbraio come viviamo?

Dal danno alla beffa! Il mio contratto scade il 19 Dicembre, al termine del contratto abbiamo un mese di tempo per depositare la domanda di disoccupazione, ma se il pagamento non esiste non possiamo presentarla, perché fa fede l’ultimo pagamento ricevuto, quindi rischiamo di vederci negare anche la possibilità di avere un supporto che ci spetta per diritto!

Pare che l’unica cosa che possiamo fare, sia quella di rivolgerci ad un sindacato il quale, tramite avvocati, farà pressione sulle scuole che, a loro volta, dovrebbero far pressione sullo Stato… già, ma in tutto questo bel gioco burocratico, noi continuiamo ad essere le vittime che lavorano senza percepire uno stipendio …
Tutto questo, naturalmente, sta accadendo nel totale silenzio dei media, si tiene all’oscuro l’opinione pubblica, mentre si proclamano bei discorsi sulla rivalutazione della scuola, si parla di incrementare la cultura all’interno delle scuole, e lo si fa parlando di biglietti museali gratuiti, mentre dall’altra parte si eliminano le materie come Musica dai licei Socio-Pedagogici e si riducono le materie come Storia dell’Arte.

Si parla di investire sulla formazione di nuovi insegnanti, dimenticando i migliaia di precari che già esistono e che come me lavorano senza retribuzione; si parla di implementare i laboratori e di sviluppare una scuola ‘tecnologica’…già… come se la problematica non fosse la mancata retribuzione dello stipendio agli insegnanti, le scuole che cadono a pezzi, i tagli delle ore e la mancata stabilizzazione dei precari…il problema è la tecnologia …

Quest’anno sono arrivati nelle scuole dei tablet per sostituire i registri cartacei, tablet che ‘dovrebbero’ funzionare ma che in realtà funzionano talmente bene che abbiamo dovuto ripristinare i registri cartacei, improvvisati, per le classi ed inventarci dei registri personali, con grande spesa inutile, quando non abbiamo soldi per gli stipendi, per la messa in sicurezza, per le mense, per la carta igienica e i fogli per le fotocopie, che dobbiamo acquistare a nostre spese (nonostante non abbiamo soldi per farlo perché non veniamo pagati!).

Come ciliegina sulla torta poi veniamo a sapere che verranno stanziati diversi milioni di euro per le scuole paritarie, quando l’Art. 33 della Costituzione Italiana dice chiaramente ‘Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.’

Quindi di cosa stiamo parlando?

Ho sempre lottato nella mia vita, non mi sono mai arresa, mi sono sempre rimboccata le maniche guardando avanti, ma oggi, per la prima volta, mi sento delusa, stanca, finita e sto cominciando ad ammalarmi, non riesco più a vedere un futuro, né per me né per le generazioni che verranno.

La scuola è un fondamento imprescindibile di ogni società che si rispetti, a scuola le persone si formano come individui sociali, almeno così dovrebbe essere. Ho scelto questo lavoro, perché speravo di trasmettere qualcosa del mio sapere, perché speravo di contribuire alla crescita della mia società, della mia Nazione, ma più mi guardo attorno più vedo crollare inesorabilmente tutto quello in cui ho creduto. Gli insegnanti sono sempre più penalizzati, perseguitati, offesi, vediamo ogni giorno minare il nostro ruolo, i nostri diritti, la nostra dignità di persone.

Quando uno Stato sceglie volontariamente di minare la scuola pubblica, sceglie volutamente di bloccare la dignità dei suoi cittadini, la loro formazione sociale ed individuale, a maggior ragione quando lo fa nel silenzio dei media, con il loro tacito accordo; mezzi di informazione che dovrebbero parlare di certe situazioni e invece sottostanno al volere della casta, come umili lacchè.

Sono stanca di guardarmi attorno e vedere incompetenza, pressapochismo, ipocrisia, perbenismo e omertà, se vogliamo che le cose cambino e cambino veramente e in meglio, dobbiamo sostenere le basi della nostra società, dobbiamo essere uniti, smetterla con le guerre tra poveri e far valere i nostri diritti, in primis quelli legati alla formazione.

Questa è la mia storia, ma è simile a quella di tanti, troppi precari, alcuni anche meno ‘fortunati’ di me, ossia quelli che non hanno una famiglia alle spalle che, per quanto modesta, fa i salti mortali per darti una mano, quelli che non hanno un compagno con cui condividere questa triste avventura e quelli che oltre a non avere una retribuzione per poter mangiare, pagare le bollette e mettere la benzina nella macchina, si trovano a dover pagare anche un affitto o un albergo perché lavorano troppo lontani da casa, tutto questo non può e non deve restare nell’ombra, la nostra voce, la nostra disperazione devono essere raccontati, per questo vi prego di fare qualcosa, non dimenticatevi di noi, raccontate la nostra storia!

Distinti saluti,

Prof.ssa Ilaria B.

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