OSPEDALI PSICHIATRICI – Viaggio nei “luoghi di tortura”

Stanze fatiscenti occupate anche da sei o sette pazienti. Riscaldamenti che vanno a singhiozzo. Letti di contenzione con i materassi bucati al centro per far cadere feci e urina. Lenzuola cambiate una volta ogni due settimane. Pazienti che ricevono le cure da medici generici che vanno lì per poche ore a settimana. Sono ancora 1.400 gli internati negli ospedali psichiatrici. Un emendamento ha fissato la  chiusura degli opg a marzo 2013. Intanto sono stati stanziati 155 milioni per quest’anno per la riconversione delle strutture e per il personale. Al momento, però, nemmeno un quattrino è stato speso. Inspiegabilmente. E ora il rischio – se non si dovessero utilizzare entro fine mese – è che questi soldi vadano persi. Non solo. Il governo sta anche pensando di inserire una norma nel decreto milleproroghe che ritardi la chiusura degli ospedali psichiatrici. Tanto i pazzi sono dentro. E lo Stato “se ne fotte”.

di Carmine Gazzanni

Stanze fatiscenti occupate anche da sei o sette pazienti. Riscaldamenti che vanno a singhiozzo. Letti di contenzione con i materassi bucati al centro per far cadere feci e urina. Lenzuola cambiate una volta ogni due settimane. Pazienti che ricevono le cure da medici generici che vanno lì per poche ore a settimana. Tanta desolazione. Ed un’unica certezza: non si sa se e quando si riuscirà ad uscire da quest’inferno. Benvenuti negli opg: ospedali psichiatrici giudiziari. Così malandati da essere definiti dal Consiglio d’Europa “luoghi di tortura”.

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In Italia ne esistono ancora sei: Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Reggio Emilia, Montelupo Fiorentino, Castiglione delle Stiviere (Mantova), Secondigliano e Aversa. E nessuno sapeva nulla della desolazione di questi posti abbandonati da Dio. C’è voluto il lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale per scoperchiare e informare sulla triste realtà degli opg, decretato non solo dall’assoluta mancanza di adeguate iniziative di carattere terapeutico e riabilitativo, ma anche dall’oggettivo squallore in cui vivono per la sporcizia che circonda i pazienti, in condizioni di effettivo abbandono. I membri della commissione, presieduta da Ignazio Marino (Pd), sono infatti andati in giro per gli ospedali psichiatrici, riprendendo, filmando, parlando direttamente con medici, infermieri e pazienti detenuti. La realtà che ne è emersa – visibile in questo video di circa un anno fa registrato proprio dalla Commissione e andato in onda integralmente in una puntata di Presa Direttalascia senza parole.

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Dentro gli ospedali psichiatrici, come si evince dal video, non ci sono solo autori di crimini efferati. Anzi. C’è chi è andato davanti a una scuola vestito da donna oltre 25 anni fa. Chi, nel 1992, ha rapinato settemila lire a un bar catanese fingendo di avere una pistola in tasca. Chi, ancora, ha cominciato a star male dopo la morte di un genitore. Chi ha scontato la sua pena di trent’anni, ma ha trascorso altri quattro anni negli opg perché si è persa la sua cartella clinica. Tutte persone che, nei fatti, non sono più socialmente pericolose. Come il caso di una anziano di 83 anni che ha finito di scontare la sua pena oltre dieci anni fa. Ma ancora è rinchiuso dato che non si trova una struttura assistenziale-residenziale disposta a prenderlo in carico.

Secondo i dati della Commissione, sui circa 1.400 internati, 446 (il 31,7%) sono dismissibili. Ma solo 160 persone sono tornate in famiglia, mentre per 281 di loro è scattato il meccanismo della proroga, un meccanismo a cui si ricorre – in assenza di fondi – senza il benché minimo controllo sanitario. La proroga è diventata nient’altro che una fotocopia. Basta una firma ogni sei mesi senza che nemmeno venga aggiornato lo stato di salute del paziente. Nonostante spesso si tratti di persone, come detto, non più socialmente pericolose. Di loro, per legge, dovrebbero farsi carico le Asl. Ma queste spesso fanno spallucce. Costringendo il giudice ad andare di rinnovo in rinnovo di proroghe. Quello che ne consegue è un “ergastolo bianco”. A volte i casi raggiungono l’incredibile: ci sono persone che hanno subito 23 proroghe. Avrebbero potuto riguadagnare la libertà già dodici anni fa. Invece niente. Da dodici anni hanno ormai dimenticato cosa voglia dire libertà.

Per capire meglio il dramma della situazione torniamo ai dati. Come informa l’onorevole Paola Binetti in un’interrogazione, l’Opg che ha dimesso più pazienti è stato quello di Castiglione delle Stiviere, con solo 40 dimissioni; quelli che ne hanno rilasciati di meno sono stati quello di Montelupo Fiorentino (8) e di Secondigliano (19). Il maggior numero di proroghe lo hanno registrato invece Barcellona Pozzo di Gotto (74) e Aversa (44).

Una situazione incredibilmente spaventosa per uno Stato che ama definirsi democratico, che – pare – interessa poco a buona parte della classe dirigente. Proprio grazie al lavoro di testimonianza di Marino e degli altri onorevoli, un emendamento approvato a maggioranza dall’aula del Senato tempo fa (175 sì, 66 no e 27 astenuti) ha stabilito che gli opg dovranno chiudere i battenti entro il 31 marzo 2013. Peccato, però, che esecutivo e Parlamento rischiano di collezionare un’altra figuraccia. E questa volta su un tema sociale talmente delicato che ottunde anche tutti gli scandali legati agli interessi di comodo della Casta.

Bisogna infatti tener presente che per l’attuazione dell’emendamento, il ministro della Salute Renato Balduzzi ha provveduto allo stanziamento di 174 milioni di euro (117 per questo anno e 57 per il 2013) per le spese di realizzazione e riconversione delle strutture, più altri 38 milioni di euro per il personale nel 2012 e 55 milioni di euro per il 2013. Tutto, peraltro, comunicato anche alla Conferenza Stato-Regioni lo scorso 21 novembre. Insomma, i soldi ci sono. Sono a disposizione. Peccato, però, che nessuno li utilizzi. Né il ministero né le regioni. Come ha denunciato lo stesso Ignazio Marino, infatti, “rispetto ai milioni di euro stanziati per il 2012, le Regioni non hanno speso neanche un euro”. Stesso incomprensibile comportamento è stato tenuto – fino ad ora – anche dal ministro Balduzzi. Come denunciato da Paola Binetti, a meno di un mese dalla fine del 2012 dal ministero della Salute nulla è stato ancora speso per questa grande operazione di civiltà.

Si dirà: poco male, si spenderanno ora o al massimo nella prossima legislatura. Invece il problema c’è ed è anche grosso: se i finanziamenti per il 2012 non dovessero essere spesi, andranno definitivamente persi. Insomma, al momento non si sa che fine abbiano fatto i 155 milioni (117 per la riconversione più 38 per il personale) stanziati per il 2012. Intanto tutto tace dalla sede del ministero.

Ma c’è dell’altro. Proprio per questi incredibili e imbarazzanti ritardi, secondo quanto denunciato ancora da Marino, il governo sta pensando di inserire una proroga alla chiusura degli opg nel decreto milleproroghe. Insomma, si sta pensando di ritardare la chiusura degli ospedali psichiatrici. Non più dunque chiusura fissata al 31 marzo 2012, ma ritardata di mesi. Se così fosse, peraltro, le cose si complicherebbero ulteriormente perché il tutto avverrebbe a cavallo tra due legislature, col rischio che la norma del decreto venga chiusa (e abbandonata) in qualche cassetto impolverato. Fa niente. I mille internati sono stati abbandonati per anni. Nessuno si accorgerà di nulla se rimangono lì ancora per un po’. Sono pazzi. E nulla più.

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