Tor Sapienza e dintorni – Schizzi sulla tela di un folle

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Giorni e giorni di urla, sassi lanciati, scontri, interventi delle forze dell’ordine … la sommossa popolare a portata di finestra per i residenti romani.

Grande clamore intorno ai fatti di Tor Sapienza, area periferica della capitale che vede la contesa tra residenti e ospiti di centri di accoglienza. Ma in realtà questi centri di accoglienza sono solamente la proverbiale pagliuzza che sta spezzando la schiena dell’asino.

Roma è crivellata da focolai simili … i romani sono esasperati!

Non sono i soldi spesi in servizi fruiti da cittadini stranieri, non i km di traffico, non le code agli ambulatori, non l’ennesima tassa, non l’ennesima Metro bloccata o strada interrotta, non sono i lampioni che non funzionano e i servizi municipali al collasso … quello che sta innescando nei cittadini romani la rabbia è la prepotenza, l’audacia prevaricatoria di persone completamente deresponsabilizzate nei confronti del vivere civile, siano tali persone cittadini stranieri che cariche pubbliche!

Chi ha pensato di farsi paladino della equità sociale avrebbe dovuto prima fare un serio studio di fattibilità sull’accoglienza si accingeva a offrire, perché eravamo in emergenza già più di un anno fa, ora siamo in caduta libera.

I centri di accoglienza non avevano più capienza, già da oltre un anno, io stessa nei mesi passati ho chiamato la sala operativa sociale per chiedere se esistesse un ricovero per donne che dormivano in strada e dall’altra parte del telefono l’operatore pronunciava sempre le solite maledette sillabe “non c’è posto” … e poi passati un paio di giorni l’annuncio del primo cittadino che Roma era pronta ad accogliere qualche altro migliaio di migranti …

Come? Com’è possibile?

Cambiamo tema … Famiglie sulla soglia di povertà che supplicano in banca la ricontrattazione del mutuo e case assegnate senza criterio sempre al medesimo aggregato sociale … sempre ai nomadi, inspiegabilmente privilegiati anche a spese di altre etnie … che non data la natura dell’assegnazione non pagano nessuna altra tassa di proprietà, o che semplicemente sono spesso protagonisti di occupazioni abusive di alloggi destinati ad altri con legittima richiesta. nessuno verifica, nessuno controlla, nessuno vuole leggere i segnali di oggettiva e legittima necessità.

Com’è possibile che ai cittadini con terzo figlio devono pagare l’asilo e ai Rom viene passato anche il kit abbigliamento debitamente rivenduto nei mercati dell’usato?

E perché nella bolletta della luce è inclusa la quota generica di consumo delle illuminazione dei “Campi Nomadi” ?

Strutture dormitorio per senza dimora che vanno avanti con la buona volontà dei privati cittadini, che non ricevono un euro dal comune ma che non possono gestire autonomamente l’assegnazione del letti, non letti ma giacigli per la notte che amorevolmente ancora si conservano con grande sacrificio degli operatori.

Solo alcuni esempi, citazioni di episodi di cui posso recare testimonianza diretta, che però non esauriscono l’argomento, tutt’altro.

Nonostante tutto i romani continuavano a stringere i denti, a convivere e condividere … ed anche a comprendere che la guerra tra poveri era solo frutto di tanta vanagloriosa incompetenza stratificata per anni.

Ma quando accanto a tutta questa incompetenza si inserisce anche il fattore umano, il non calcolato, il fatto che in questi centri di accoglienza dormono di notte persone di diversa cultura che durante il giorno non hanno nulla da fare lo scenario degenera!

Un “nulla da fare” che diventa bivacco oppure bassa manovalanza per la criminalità.

Un complimento alla fermata diventa molestia nel giro di un paio di giorni, la molestia aggressione, l’aggressione impunita scatena rabbia … rabbia di cittadini che ogni giorno temono di subire o subiscono aggressioni o saccheggi, insulti e minacce da persone a cui fino poco prima tendevano una mano amica.

La rabbia si fomenta, lievita, coinvolge, sconvolge, arma le mani di bastoni e gli occhi di lacrime.

Ovviamente le zone centrali sono preservate, sono ancora “quasi” decenti, c’è anche una “quasi” sufficiente presenza delle forze dell’ordine sul territorio, benché destrutturate ovunque!

In periferia non è così, in periferia è tutto più umile, non c’è opulenza, non c’è pretesa, una buca diventa architettura urbana con solo un paio di bombolette spray, ma l’umiltà non è sinonimo di degrado, e le famiglie che abitano in una periferia storica non hanno nessuna intenzione di avallare lo scellerato comportamento delle istituzioni che sta trattando i cortili e i balconi delle loro dimore come i propri recinti o come le proprie pattumiere.

E gli insulti il nostro sindaco Ignazio Marino e la parlamentare Paola Taverna se li sono venuti proprio a cercare illudendosi che scendendo dal palchetto che si trascinano sempre dietro avrebbero riscosso abbracci e strette di mano. Il primo cittadino pensava di imprimere, con la sua bella faccia buonista e sadica, l’ultima pennellata di colore sulla sua opera d’arte, opera disprezzata in ogni quartiere.

Valeria Campana

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