Guarda oltre ciò che vedi

Ciao come stai?

Dico proprio a te. Si perché in questo periodo te lo vorresti sentire dire. Anche più volte al giorno. La risposta l’immagino.

Triste, deluso, incazzato, preoccupato. Molto preoccupato.

Pensi solo a quella cosa li. Ti addormenti, quando ce la fai, e ti risvegli con quel chiodo fisso. Praticamente un incubo.

Vorresti piangere ma non puoi. Vorresti spaccare tutto ma non vuoi.

Sempre Incollato al telefono, tablet, PC. Aspetti una parola di conforto dal “mondo esterno” ma niente. Calma assoluta, un mare piatto come in una giornata di afa in piena estate; e l’orizzonte, infinito, lo abbini alla percezione, al traguardo del tuo “chiodo fisso”: inarrivabile.

A volte un “alieno” prova un approccio. Un tentativo tipo: «per me la stai prendendo troppo sul personale». Grazie per l’appoggio, rifiuto l’offerta e vado avanti.

Appunto. Andiamo avanti. Ma la strada è lunga. Non facile. Tremendamente in salita. Quindi ogni tanto rifiatiamo. Una sosta. Ecco perché ti dico come stai? Pur conoscendo la risposta.

Già perché anche io ce l’ho stampata sulla pelle. Incisa nel cuore, marchiata a fuoco. Bene sappi che io ci sono. Ci sarò sempre. In ogni occasione che ci vedremo ti abbraccerò, se lo vorrai. Proverò ad ascoltarti sino in fondo senza interromperti oppure “sentirò” il tuo silenzio.

Sorriderò a tuo figlio e gli dirò che ha una grande mamma, un mitico babbo o papà. Per un attimo non parlerò di quel mio chiodo fisso, metterò in pausa. Mi preoccuperò di Te. Ti dirò pensa anche ad altro. Si lo so che sei formidabile, che ci riesci, che trascorri ugualmente la tua “vita” ma…. con Me non puoi mentire.

Non mi freghi. Si perché quel “chiodo” non te lo levi mai. È impossibile. Certo a volte lo spingi così a fondo nel tuo “Io” da non farlo vedere al resto del mondo, ma chi vive il tuo incubo lo sa bene: non è così. Perlomeno non ora.

Ti chiedo solo una cosa in cambio. Fai la stessa cosa con me. Fallo con chi conosci, o non conosci affatto, distrailo per un attimo da quel chiodo fisso. Abbraccialo, se vuole, parla con lui o rimani in silenzio. L’importante è che sappia, che sia cosciente e consapevole del fatto che non è solo.

Non è l’unico. Non lo sarà mai.

G. D8

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