Fate pure il blu e il giallo però fatelo a casa vostra, finocchi

pecorella

di Daria Bignardi

Ninna nanna per una pecorella è un libro pericoloso ed eversivo, e il primo cittadino della città più bella del mondo l’ha giustamente requisito da tutte le scuole materne di Venezia. Appena eletto, Luigi Brugnaro, uomo rigoroso e accorto, ha voluto dare un segnale forte a tutti i degenerati, gli Scalfarotti, i lupi, le pecorelle, gli anatroccoli e i Pinocchi del mondo: a Venezia non si scherza con l’educazione dei bambini.
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Come ha scritto Tiziano Scarpa, le favole sono eversive: io aggiungo che a ben guardare tutta la letteratura lo è, quindi propongo al sindaco, di sicuro persona coerente, di fare un tale falò di tutti i libri in circolazione per la laguna che Fahrenheit 451 se lo sogna. In piazza San Marco. Non sarebbe un grande spot per la città? Altro che grandi navi e disoccupazione: è Il Brutto Anatroccolo il problema.
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Oltre a Ninna nanna per una pecorella (pecorella curiosa che una sera decide di lasciare il gregge per seguire una stella, si perde, finisce tra un branco di lupi, ma mamma lupo la accoglie e l’alleva coi suoi cuccioli, sulla falsariga di Mowgli nel Libro della giungla di Rudyard Kipling) – che per Luigi Brugnaro è una storia sessualmente ambigua e rientra nei cosiddetti libri «gender» perché i ruoli sessuali dei genitori della pecorella non sono chiari e quindi la storia potrebbe creare traumi infantili – sono finiti nella lista di proscrizione altri quarantotto titoli come Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, dove due colori tanto diversi sono così profondamente amici (e chiaramente finocchi) da mescolarsi per creare il verde, un messaggio pervertito, oppure Orecchie di farfalla o Il pentolino di Antonino.
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Era ora che qualcuno puntasse il dito e smascherasse il grande complotto delle lobby gay per traviare i nostri piccoli. Complotto probabilmente iniziato con Hans Christian Andersen, il più grande autore di favole di tutti i tempi insieme ai Fratelli Grimm, l’autore del Soldatino di Stagno e della Piccola Fiammiferaia: di cui il sindaco Brugnaro evidentemente ignora che fosse omosessuale, altrimenti sarebbe intervenuto anche sulle sue storie. Qualcuno dovrà spiegargli che Andersen ha scritto la storia di un soldatino disabile perché si sentiva diverso.
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Non solo era gay, ma portava scarpe numero 48. E con le sue favole ha cercato di traviare tutti i bambini del mondo. Noi – che siamo cresciuti con la storia della Sirenetta e dei Vestiti nuovi dell’imperatore – è un miracolo se non siamo diventati tutti gay o lesbiche (molti sì, e per colpa di Andersen, penserà ora Brugnaro). Tutto improvvisamente torna. La principessa sul pisello. Pornografia! Pedofilia! Depravazione!
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Ma finalmente ora saranno smascherati tutti, questi pervertiti traviatori dell’infanzia. Basta favole. Basta racconti. Basta libri. Basta anche film, già che ci siamo: coi generi sessuali non si scherza. A cominciare da Morte a Venezia di quel degenerato di Thomas Mann, portato sullo schermo da quel non dico la parola di Luchino Visconti.

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