Generazione a noleggio

Non voglio fare il professore, ma conoscete le cooperative di servizi?

… quelle aziende che mettono gli annunci sui giornali di lavoro, su internet, ed assumono persone per conto di altre aziende.

Cioè aziende che assumono persone per altre aziende, solo quando a queste aziende serve

Assumono per un mese, due mesi, anche per un giorno, quando hanno un picco di richieste ti assumono, quando non servi più, resti a casa …

Questo significa precarietà, significa non avere un futuro.

Pensate che il lavoro lo cerchino solo i giovani ?? Non è così !!

Giovani, anziani, stranieri, ma non solo, il lavoro lo cerca anche chi ce l’ha già un lavoro, ma ce l’ha precario, col contratto in scadenza, mal pagato, part-time, a nero.

Tutte le persone che cercano lavoro in queste cooperative, sono disponibili 24 ore al giorno, hanno un disperato bisogno di lavorare,

  • Perché hanno l’asilo dei figli da pagare,
  • Perché hanno la macchina da pagare,
  • Perché hanno l’affitto,
  • Perché hanno un mutuo.

Questa è la musica che vogliono ascoltare le aziende, stiamo diventando un popolo di schiavi, precari, i sindacati non servono più a niente, o fai come dice l’azienda, o il giorno dopo sei licenziato.

Vi sono sempre meno diritti per i lavoratori !!

Per ogni annuncio che vedete su un giornale o su internet, vi sono almeno altre 100 persone che lo vedono, questo significa che avete 1 possibilità su 100 di avere quel lavoro.

Il costo del lavoro è sempre stato un problema per le aziende, ma i dipendenti non possono sparire, ed allora le aziende li vanno a cercare dove costano meno.

La globalizzazione è anche questo !!

Questo è il futuro, è inutile pensare che questo è un periodo che speriamo passi presto.

La globalizzazione consente ad un’azienda (per esempio) di Torino, di produrre in Cina o in Romania, ad un costo minore.

Questo crea disoccupazione nel paese dove la fabbrica chiude, e crea sfruttamento dove la fabbrica apre il nuovo impianto.

Il guaio della globalizzazione, è che non è totale, solo i capitali finanziari sono liberi di muoversi senza restrizioni, esiste infatti una economia globale, ma non esiste una politica globale.

Ogni stato infatti ha una propria sovranità, e questo rende difficile avere gli stessi diritti ovunque nel mondo.

Se si costringessero le aziende a pagare un minimo salariale ai dipendenti, in qualunque parte del mondo si trovino, non avrebbero alcun motivo di spostarsi.

Ma questo non esiste, e possiamo immaginare a chi giovi questo stato di cose.

Singolarmente, non possiamo fare niente per cambiare, ma con la consapevolezza, possiamo fare molto, nel nostro quotidiano, da come facciamo la spesa.

Il nostro modo di fare, superficiale e qualunquista, alimenta il grande mercato globale che si basa sullo sfruttamento del lavoro, sulla precarizzazione.

Tu che leggi queste parole dal tuo PC da 1400 EUR, e magari stasera andrai a mangiare un hamburgher firmato con indosso le tue scarpe di plastica trendy, devi smetterla di pensare che non hai niente a che fare col fatto che io ho un lavoro di merda, che tu avrai un lavoro di merda, precario, sottopagato, e senza diritti.

Che ca**zo significa che non trovo un lavoro oggi se vado a mangiare un hamburgher di marca, o se bevo una mistura di caffeina e aspartame, o se indosso le scarpe di plastica trendy ??

Noi siamo, purtroppo, prima di tutto dei consumatori, e dobbiamo fare attenzione a tutto ciò che compriamo, a tutto ciò che consumiamo.

Fare la spesa, è un atto politico importante, forse l’unico grande atto politico che possiamo esercitare oggi.

Voglio dire che non dobbiamo rinunciare a niente, ma dobbiamo essere in grado di condizionare le grandi aziende, costringerle a cambiare i loro metodi, dobbiamo sapere chi sono le multinazionali che si nascondono dietro i prodotti che acquistiamo, come producono, dove producono, a quale prezzo, e se i lavoratori vengono sfruttati in questi processi.

Vi piacciono le scarpe di plastica trendy ??

A me, sinceramente, non piacciono, però sapere che vengono prodotte a Taiwan, al costo di 1 euro, che i lavoratori sono sottopagati, precari, sfruttati, e le compro a 150 euro, significa che sto solo alimentando il problema, e non è un problema dei lavoratori di Taiwan, molto più direttamente di quel che penso, è un problema mio.

Il mondo non cambierà solo con la consapevolezza di ciò che compriamo, o di come facciamo la spesa, o di quello che mangiamo, con il limitare alcuni dei nostri comportamenti di tutti i giorni, però possiamo e dobbiamo !!

 

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