I Santi Laici

Date e fatti dei tempi remoti …

2 Gennaio – Francesco Rossi (cittadino)

NAPOLI – Ennesimo morto di camorra a Napoli. Martedì sera una sparatoria avvenuta, poco dopo le 19,30, a Santa Anastasia, Comune della zona vesuviana, ha causato un morto ed un ferito.

Le vittime dell’agguato sono il pregiudicato Vincenzo Mauri, 51 anni, morto sul colpo, e Francesco Rossi, 50 anni, rimasto ferito per errore all’emitorace. Quest’ultimo sarebbe stato colpito per sbaglio dai killer ilcui obbiettivo, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato il solo Mauri. Rossi era all’interno del circolo nelle vicinanze di Mauro: si sarebbe trovato sulla traiettoria dei proiettili, almeno sei, esplosi da uno dei due sicari giunti in sella a una moto di piccola cilindrata. Rossi, che è stato colpito al petto, è stato sottoposto a un intervento chirurgico. Dopo essere stato ferito è uscito dal locale e, una volta in strada, ha chiesto aiuto ad alcuni passanti che lo hanno portato in ospedale. Le indagini dei carabinieri sono indirizzate negli ambienti della criminalità locale. Mauri e Rossi stavano giocando a carte nel circolo ricreativo di via Mario De Rosa, strada adiacente a piazza Cattaneo, con altre due persone quando sono entrati i due killer a volto coperto. Dalla ricostruzione fatta dai carabinieri viene confermata la circostanza che fosse Mauri – pregiudicato in passato coinvolto in inchieste di camorra – l’obiettivo dei sicari. Francesco Rossi, incensurato, soprannominato Fravulella, è un personaggio assai noto a Sant’Anastasia per il suo ruolo di capo della tifoseria della squadra di calcio locale, che negli anni scorsi ha militato in C2. A quanto si è appreso, Mauri diversi anni fa rimase vittima di un agguato nel quale rimase gravemente ferito.

4 Gennaio – Accursio Miraglia (sindacalista)

Il sindacalista paladino dei contadini di Sciacca è stato ucciso.

5 Gennaio – Giuseppe Fava (giornalista)

Alle ore 22 del 5 gennaio Giuseppe Fava si trovava in via dello Stadio e stava andando a prendere la nipote. Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale. Non ebbe il tempo di scendere dalla sua auto che fu freddato da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca. Inizialmente, l’omicidio venne etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa che dalla polizia. Si disse che la pistola utilizzata non fosse tra quelle solitamente impiegate in delitti a stampo mafioso. Si iniziò anche a frugare tra le carte del giornale, in cerca di prove: un’altra ipotesi era il movente economico, per le difficoltà in cui versava la rivista.
Anche le istituzioni, in primis il sindaco Angelo Munzone, diedero peso a questa tesi, tanto da evitare di organizzare una cerimonia pubblica alla presenza delle più alte cariche cittadine. Le prime dichiarazioni ufficiali furono clamorose. L’onorevole Nino Drago chiese una chiusura rapida delle indagini perché «altrimenti i cavalieri potrebbero decidere di trasferire le loro fabbriche al Nord». Il sindaco ribadì che la mafia a Catania non esisteva. A ciò ribatté l’alto commissario Emanuele De Francesco, che confermò che «la mafia è arrivata a Catania, ne sono certo», e il questore Agostino Conigliaro, sostenitore della pista del delitto di mafia.
Il funerale si tenne nella piccola chiesa di Santa Maria della Guardia in Ognina e poche persone diedero l’ultimo saluto al giornalista: furono soprattutto giovani ed operai quelli che accompagnarono la bara. Inoltre, ci fu chi fece notare che spesso Fava scriveva dei funerali di stato organizzati per altre vittime della mafia, a cui erano presenti ministri e alte cariche pubbliche: il suo, invece, fu disertato da molti, gli unici presenti erano il questore, alcuni membri del PCI e il presidente della regione Santi Nicita.

6 Gennaio – Piersanti Mattarella (politico)

Il 6 gennaio, appena entrato in auto insieme alla moglie e al figlio per andare a messa, un killer si avvicinò al suo finestrino e lo uccise a colpi di pistola. In quel periodo stava portando avanti un’opera di modernizzazione dell’amministrazione regionale. Si presume che ad ordinare la sua uccisione fu Cosa Nostra, a causa del suo impegno nella ricerca di collusioni tra mafia e politica.
Inizialmente considerato un attentato terroristico, il delitto fu indicato da Tommaso Buscetta come delitto di mafia. Secondo il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia, Giulio Andreotti era consapevole dell’insofferenza della mafia per la condotta di Mattarella, ma non avvertì né l’interessato né la magistratura, pur avendo partecipato ad almeno due incontri con capi mafiosi aventi ad oggetto proprio la politica di Piersanti Mattarella e, poi, il suo omicidio. Il fatto viene riportato nella sentenza del giudizio di Appello del lungo processo allo stesso Giulio Andreotti confermata dalla Cassazione nel 2004. La stessa sentenza afferma che l’allontanamento di Andreotti dal sodalizio mafioso fu dovuta proprio all’efferato delitto Mattarella.

13 Gennaio – Andrea Orlando (medico)

Andrea Orlando era medico chirurgo, possidente, figlio del farmacista Giovanni e di Marianna Streva. Nato a Corleone nel 1864, era quasi coetaneo di Bernardino Verro, con il quale condivise le ansie di rinnovamento della politica municipale e lo slancio per migliorare le condizioni di vita e di lavoro della povera gente. Un “apostolo” del socialismo, come si usava dire allora, con un linguaggio mutuato dal Vangelo. Da medico, conosceva bene l’assoluta povertà di tante famiglie contadine, che diventava tragedia davanti ad una malattia. E, come accadeva al medico socialista di Piana degli Albanesi, Nicolò Barbato, anche Orlando non di rado curava gratuitamente la povera gente.
Eletto consigliere comunale nelle fila socialista, si batté contro la cricca che amministrava il comune, per la moralizzazione della vita pubblica. In primo luogo, contro il metodo con cui venivano determinate le tasse comunali. A quel tempo, infatti, il maggior “diletto” degli amministratori comunali era quello di non iscrivere a ruolo le loro famiglie e i loro amici e – per pareggiare il bilancio – spremere all’inverosimile centinaia di famiglie povere. Una costante in tanti comuni siciliani di quel periodo.
Insieme a questa attività in consiglio comunale, Andrea Orlando sostenne i contadini nelle lotte per le “affittanze collettive”, aiutandoli a costituire la cooperativa “Unione agricola”. Per la mafia, gli agrari e certi amministratori comunali, certamente un personaggio scomodo, da eliminare. Ed anche per lui arrivò il piombo mafioso. La sera del 13 gennaio 1906, intorno alle 19.30, si trovava in contrada “Rianciale”, dove aveva un appezzamento di terra. Gli spararono contro due colpi di lupara, uccidendolo sul colpo: aveva 42 anni.

 

In continuo aggiornamento …

 

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