L’isola di plastica

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Scrive Giovanni Soldini:

«Stiamo navigando sempre belli veloci sulla nostra rotta. Ma un grosso problema si sta rilevando la quantità pazzesca di oggetti di plastica che galleggiano in mare. Continuiamo ad avvistare boette, pezzi di cima galleggianti, pezzi di cellofan, pneumatici di automobili, pezzi di rete, grosse sfere nere di plastica alla deriva, insomma una miriade di oggetti consunti dal mare e dal sole che navigano insieme a noi intorno all’alta pressione. A qualche centinaio di miglia a nord della nostra posizione si trova la tristemente famosa isola di plastica ma evidentemente i suoi confini non sono così netti e i rifiuti viaggiano per buona parte di questo mare. Questa notte abbiamo lottato un paio d’ore per cercare di liberare il timone sinistro da una cima galleggiante di plastica e continuiamo a vigilare verso prua per cercare di evitare ì moltissimi oggetti che incontriamo.

E` una sensazione triste di impotenza e rassegnazione quella che si prova davanti a uno spettacolo cosi devastante. Veniamo dal triangolo d’oro dell’intelligenza umana, la Silicon Valley, dove immensi capitali sono concentrati in poche mani che ogni giorno pensano e inventano il nostro futuro. Lungo la costa della California ogni anno centinaia di balene risalgono la corrente per andare a nutrirsi nel Pacifico del nord e a prima vista sembra che il mondo, questo mondo, stia pensando anche a un futuro sostenibile. Ma a sole mille miglia da costa la visione è ben diversa e lo scempio si presenta davanti ai nostri occhi nella sua immonda crudezza. E’ questa la vera faccia del progresso?

E’ questo quello che ci aspetta? Mari pieni di plastica, pesci e uccelli morti avvelenati. Forse invece di pensare solo al nostro tecnologico futuro dovremmo investire risorse per difendere da noi stessi le risorse di questo pianeta».

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